Una novità particolare emerge dagli emendamenti al decreto fiscale, atto collegato alla legge di Bilancio che reca disposizioni urgenti in materia fiscale ed economica. Gli emendamenti sono proposte correttive o proposte di inserimento di nuove norme e provvedimenti ed uno di questi, targato Lega, mette nel mirino i soldi che molti lavoratori stranieri in Italia, spediscono nel loro paese di origine per aiutare le loro famiglie.

L’emendamento, che tra l’altro, riporta ad una vecchia proposta sempre della Lega del Vice-Premier Salvini, prevede una tassa sui money transfer, cioè sui soldi che questi lavoratori regolari, spediscono a casa propria. Qualcuno parla già di contraddizione rispetto allo slogan che Salvini utilizza spesso parlando di migranti, cioè “aiutiamoli a casa loro”. La proposta però, secondo le indiscrezioni, avrebbe buone probabilità di entrare in manovra finanziaria, con un gettito che secondo alcuni noti quotidiani, tra i quali “L’Avvenire”, sarebbe di circa 62 milioni di euro. Soldi che servirebbero al governo per finanziare altri provvedimenti della prossima manovra di bilancio.

Cosa prevede la proposta

Siamo ancora nel campo delle ipotesi e non potrebbe essere altrimenti visto che si tratta di un emendamento e dato che il decreto fiscale deve ancora completare il suo iter parlamentare. La proposta però è chiara anche per l’aspetto economico, cioè della tassazione che si vorrebbe imporre al trasferimento di danaro verso i paesi extra UE. Sarebbe una tassa dell’1,5% fisso, su tutte le transazioni finanziarie dai 10 euro in su verso i Paesi fuori dall’Unione Europea. Se l’emendamento passasse, il tutto diventerebbe operativo dal prossimo 1° gennaio. In pratica, oltre alle commissioni che comunemente si pagano sui money transfer (commissioni variabili tra il 6 ed il 10% dell’importo trasferito), ci sarebbe da sborsare questa ennesima trattenuta.

Mandare 1.000 euro a casa propria, soldi guadagnati da un lavoro regolare, dal prossimo gennaio potrebbe costare di più ed ai 60/100 euro che si pagano di commissione, si perderebbero anche 15 euro per questa nuova tassa.

I lavoratori interessati

Secondo i numeri di uno studio della Fondazione Moressa, nel 2018, se la tendenza del primo semestre continuasse anche in questi ultimi mesi dell’anno, sarebbero oltre 5 i miliardi di euro frutto di attività lavorative regolari in Italia, che verrebbero trasferiti all’estero. Il 20% di questi soldi però è trasferito all’interno della comunità europea, soprattutto da cittadini rumeni e polacchi. Per questi, essendo Romania e Polonia, Stati della UE, non si applicherebbe questa nuova tassazione.

In Italia, sempre secondo le statistiche, ci sarebbero molti lavoratori provenienti dall’India, dal Senegal e dal Marocco, tanto per citare alcuni degli Stati dove generalmente è maggiore il flusso di questi trasferimenti. Una norma che sicuramente sarà molto contestata anche perché rischia di avere effetti collaterali e controproducenti in termini di legalità. Infatti un'operazione del genere, per i più critici, potrebbe aumentare il flusso di soldi trasferiti all’estero con i cosiddetti canali informali, quelli che spesso sono gestiti dalla criminalità organizzata.