Nella puntata di questa domenica 25 novembre di "Che tempo che fa" su Rai Uno, fra i numerosi ospiti di Fabio Fazio, vi è stato anche Tito Boeri, presidente dell'INPS, il quale è stato lungamente intervistato sui temi più caldi della previdenza italiana di queste settimane. Vediamo le parti salienti di quello che ha detto.

Boeri: 'Promesse del Governo troppo costose, non sono sostenibili e farebbero aumentare debito pensionistico'

Tito Boeri ha iniziato parlando delle proposte di riforma delle Pensioni di queste settimane: "In campagna elettorale sono state fatte promesse molto impegnative, ma poi bisogna fare i conti con la realtà: con lo spread, coi vincoli di bilancio e col fatto che servono compratori del nostro debito.

Occorre misurarsi con la realtà. Fare le cose che hanno promesso sarebbe troppo costoso e rischierebbe di scardinare i conti e il patto intergenerazionale su cui si regge il tutto. Già stiamo andando verso una direzione in cui avremo tanti pensionati per lavoratori, occorre evitare che questo rapporto peggiori".

Più nel dettaglio ha detto: "Stanno parlando di 62 anni di età e 38 di lavoro, questo avrebbe costi elevati. Non sono sostenibili perché farebbe aumentare il debito pensionistico. Con 38 anni di contributi andrebbero in pensione persone che hanno gran parte dell'assegno calcolato con il sistema retributivo, particolarmente generoso. In quei casi conviene loro andare in pensione prima possibile.

Noi da 4 anni facciamo proposte di flessibilità in uscita, ma noi dobbiamo permettere loro di andare in pensione prima se queste vengono trattate come chi va in pensione dopo: non dobbiamo fare un regalo a chi va in pensione prima. Inoltre va considerato quanto tempo le pensioni vengono pagate: una pensione di 20.000 euro pagata dai 62 anni di età è vale molto di più rispetto allo stesso importo pagato solo a partire dai 67 anni: sono 100.000 euro in più".

Boeri non ha disdegnato anche una stoccata ai sindacati, affermando: "C'è un messaggio sbagliato: perché dovremmo trattare i lavoratori che hanno più di 60 anni come se fossero un peso, che occupano un posto di chi dovrebbe lavorare. In realtà sono persone che creano valore anche per i giovani dentro le aziende".

'Nei prossimi 30 anni servono 10 milioni di lavoratori in più, non basta azzerare disoccupazione: occorrono più stranieri'

Tito Boeri si è anche soffermato sull'importanza dei lavoratori migranti per la previdenza italiana, affermando: "Parliamo ovviamente di immigrati regolari che pagano i contributi. Noi nei prossimi anni avremo una situazione che peggiora in quanto al rapporto fra pensionati e lavoratori. Affinché si paghino le pensioni abbiamo bisogno che i lavoratori paghino i contributi, quelli che oggi vengono versati vanno immediatamente a pagare le pensioni. Oggi abbiamo un rapporto di circa 2 pensionati ogni 3 lavoratori, se non vogliamo che questo rapporto peggiori nel tempo noi avremo bisogno nei prossimi 30 anni di 10 milioni di lavoratori in più, quindi non basta assorbire o anche azzerare totalmente la disoccupazione in Italia: abbiamo bisogno di più lavoratori.

E date le tendenze demografiche in atto l'unico modo per averli è avere più persone e più lavoratori stranieri che vengono a lavorare da noi". Poi ha aggiunto: "In Italia c'è la percezione che gli immigrati siano il 25% della popolazione, mentre in realtà sono solo il 10%. Siamo il paese in cui c'è più sovrastima degli immigrati, forse perché qualcuno ha creato un clima di paura e ostilità nei loro confronti e sembrano di più di quanti siano in realtà. Ma non si tiene conto del fatto che per pagare le pensioni servono più lavoratori".