La ricchezza globale tra il 2018 e il 2019 ha mostrato ancora una volta una crescita secondo il rapporto presentato da Oxfam, il problema è che resta fortemente concentrata nelle mani di pochi soggetti. Dai dati emerge che l'1% dei soggetti più ricchi detiene più del doppio della ricchezza netta che possiedono 6,9 miliardi di persone.

A rischio la lotta alla povertà e la coesione sociale

Alla vigilia del World Economic Forum di Davos, da domani al 24 gennaio, l’Organizzazione non profit Oxfam ha lanciato “Time to care – Aver cura di noi”, il nuovo rapporto sulle diseguaglianze sociali ed economiche. Secondo le stime del nuovo rapporto, tra circa dieci anni, ben 2,3 miliardi di persone avranno bisogno di assistenza, proprio per questo è necessario che i governi si adoperino per orientare ancor di più la spesa pubblica versa una seria lotta alle disuguaglianze.

Attualmente abbiamo 2.153 miliardari del mondo che possiedono una ricchezza superiore rispetto a 4,6 miliardi di persone.

Dati che si fanno ancor più allarmanti se pensiamo che il patrimonio delle 22 persone più facoltose al mondo supera la ricchezza di tutte le donne del continente africano. Questo evidenzia come il capitalismo abbia certamente aumentato la ricchezza ma che questa purtroppo si sia concentrata nella mani di pochi soggetti.

Anche in Italia le disuguaglianze restano forti

In Italia le condizioni socio-economiche si tramandano di generazione in generazione, infatti dal rapporto emerge che "1/3 dei figli di genitori più poveri, sotto il profilo patrimoniale, è destinato a rimanere fermo al piano più basso, mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, manterrebbe una posizione apicale".

Ciò che più colpisce è che nell'ultimo ventennio la ricchezza dei "più ricchi" in Italia è aumentata del 7,6%, mentre per il 50% dei più poveri la ricchezza si è ridotta del 36,5%. Un redistribuzione che risulta sostanzialmente al contrario. L'indice di Gini che è utilizzato dagli economisti per la misura delle disuguaglianze, vedeva l'Italia quint'ultima nella classifica degli Stati appartenenti all'Unione Europea. Le disuguaglianze sono però accentuate anche dal punto di vista del genere, infatti le donne risultano essere più povere in fatto di ricchezza e retribuzione.

L'Italia non è più un Paese per giovani

Dal briefing di accompagnamento "Disuguitalia", sempre per restare in tema di disuguaglianze, emerge che i giovani che entrano oggi nel mondo del lavoro in Italia percepiscono un reddito molto più esiguo rispetto all'epoca in cui i loro genitori si accingevano ad entrare nel mondo del lavoro.

Il fenomeno dei cosiddetti "working poor" continua ad aumentare per via delle basse retribuzioni che le giovani generazioni sono costrette a percepire. Addirittura il 30% dei giovani che lavorano guadagna meno di 800 euro lordi al mese, un dato che dovrebbe essere assolutamente preso in considerazione dal governo e da tutto il parlamento perché con queste retribuzioni non è affatto ipotizzabile una vita dignitosa per i giovani. Anche l'ascensore sociale resta fermo in Italia, nel 2018 infatti meno del 19% dei giovani tra il 25 e i 34 anni è riuscito a migliorare la posizione nella distribuzione reddituale. Un futuro in Italia sembra essere sempre più difficile per i giovani perché come si evince da questi dati i redditi non risultano adeguati.