Il Canton Ticino boccia a larga maggioranza l’istituzione diun salario minimo di 22 franchi per ora (4000 franchi al mese), in riferimentoad un lavoro a tempo pieno che preveda la prestazione di 42 ore settimanali.

Il referendum per la protezione dei salari medi vede quindiun sonoro diniego in tutti i 26 cantoni, dopo che già l’interaimprenditoria ed il Governo aveva espresso grande preoccupazione e forti dubbinell’applicazione di una simile misura.

Soddisfatto ilMinistro dell’economia, delusione dei sindacati svizzeri

Johann Schneider-Ammann, Ministro dell’economia elvetica, siè dichiarato soddisfatto dell’esito prodotto dal referendum ,dato che la misuraavrebbe comportato la fuoriuscita dal mercato del lavoro di un’ampia fascia disoggetti, specialmente nelle zone più povere.

D’altra parte, le principali sigle sindacali hanno vissutol’esito referendario come una sconfitta. I sindacati e i soggetti favorevolihanno puntato il dito sull’elevato costo della vita in Svizzera e sul fatto cheun salario inferiore ai 22 franchi l’ora non permette ai residenti di viveredignitosamente.

Il no rappresenta unsollievo per i frontalieri

Il respingimento della proposta viene vissuto con sollievo da molti lavoratori di frontiera, soprattutto per coloro che svolgono lavori a bassaretribuzione o attività che la popolazione autoctona non desidera praticare.

L’introduzione di un salario minimo elevato avrebbecomportato non solo la delocalizzazione di molte attività e la scomparsa degliimpieghi più umili, ma anche la perdita del posto di lavoro per moltilavoratori frontalieri.