Non sono stati molti i provvedimenti, contenuti all'interno della legge di stabilità 2015, per una riforma Pensioni 2014 che fosse realmente strutturale. Arrivano, però, delle novità sulla materia previdenziale che non potranno che far discutere: sarebbe stata infatti presentata una norma che vedrebbe il pagamento delle pensioni slittare al 10 di ogni mese, cosa che ha suscitato immediatamente proteste da parte delle associazioni dei consumatori e dei sindacati.

C'è poi una buona notizia, la Camera dei deputati starebbe pensando ad un'estensione dei benefici previdenziali per i lavori usuranti anche ad altre tipologie di lavoro.

In questo articolo faremo il punto della situazione sulle novità per quanto riguarda la riforma pensioni 2014.

Riforma pensioni 2014: i pagamenti slittano al 10 di ogni mese? Proteste

All'interno dell'articolo 26 della bozza della legge di stabilità 2015 è contenuta una norma che prevede l'unificazione di tutti pagamenti previdenziali, pensioni comuni e d'invalidità, al giorno 10 di ogni mese. La norma potrebbe già scattare a partire da gennaio 2015 e la motivazione è connessa alla possibilità per lo stato di risparmiare sulle commissioni bancarie.

In realtà, però, si creerebbe un vuoto economico di 10 giorni per i pensionati. Tutti i sindacati, dalla Spi Cgil alla Fnp Cisl passando per la Uilp Uil, hanno parlato di accanimento nei confronti degli anziani e ascendere in campo è stato anche il Codacons. L'associazione dei consumatori ricorda come sulla base della data di pagamento prevista per il primo di ogni mese si fondino una serie di scadenze che fanno capo ai pensionati, dalle rate dei fitti, ai debiti e finanziamenti, a eventuali mutui o abbonamenti. Per il Codacons si tratta di un danno enorme perché rischierebbe di mettere in crisi la liquidità degli anziani, considerato anche il fatto che circa 2 milioni di pensionati ricevono l'assegno minimo di 500 euro che è di per sé già sotto la soglia di povertà relativa.

Riforma pensioni 2014: una risoluzione alla Camera per i lavori usuranti

Ma una novità positiva nell'ambito della tanto attesa (e mai arrivata) riforma pensioni 2014 arriva per quanto riguarda i cosiddetti lavori usuranti: alla Camera è infatti in discussione una risoluzione per estendere i benefici pensionistici previsti dal Dlgs n. 67 del 2011 nella complessa materia dei lavori usuranti anche ad altre tipologie di lavoro. Il testo è stato presentato da Damiano del PD e Tripiedi del M5S, verrà discusso nelle prossime settimane alla Camera e richiederà un impegno formale da parte del governo nel valutare la questione. Al momento per le mansioni usuranti è prevista, per accedere alla pensione, una quota minima di 61 anni d'età e di 35 anni di contributi. L'idea sarebbe quella di estendere tale benefici anche ad altri tipi di lavoro, come quelli relativi al settore dell'edilizia. La richiesta, comunque, non è campata in aria e non sarebbe un 'salasso' per le casse dello stato, in quanto i fondi stanziati dal Dlgs n. 61 del 2011 non sono stati utilizzati pienamente e c'è stato un risparmio di circa 300 milioni di euro sia nel 2012 che nel 2013. In poche parole, si richiede l'utilizzo integrale dei fondi messi a disposizione, senza pesare ulteriormente sulle già fragili casse dello stato.