Nuovo capitolo sulla vicenda della pensione anticipata per i lavoratori disagiati, dopo il nulla di fatto che è stato riscontrato in seguito alla recente approvazione della legge di stabilità 2015. Non sono mancate le polemiche in merito alle tante promesse disattese, perlomeno riguaredo quelle dedicate a chi si trova attualmente in maggiore difficoltà. D'altra parte, la platea dei lavoratori interessati è ampissima: precoci che hanno iniziato a lavorare in giovane età e che ora si trovano costretti a continuare nonostante decenni di versamenti.

Ma lo stesso si può dire di chi ha svolto lavori usuranti e con l'innalzamento del limite anagrafico fatica a restare attivo. Per non parlare dei Quota 96 della scuola, insegnanti e lavoratori ATA che avrebbero già maturato il diritto al pensionamento, oppure dei tanti disoccupati in età avanzata che sono troppo vecchi per reinserirsi nel lavoro e troppo giovani per ottenere la pensione dall'Inps. Tutti paradossi nati con la legge Fornero nell'ormai lontano 2011 e rimasti tutt'ora irrisolti.

Interviene il neo Commissario Inps Tiziano Treu: Governo scarta risorse costose, ma serve più flessibilità

Sulla questione è recentemente intervenuto il neo Commissario e futuro Presidente dell'Inps Tiziano Treu, che ha ricordato come "in Parlamento ci sono diverse proposte, ma il Governo le ha scartate perché troppo costose.

È stata invece istruita quella dell'ex ministro Enrico Giovannini dell'anticipo di una mini-pensione che potrebbe essere richiesta dai lavoratori cui manchino tre anni al raggiungimento dei requisiti di pensionamento e che poi verrebbe restituita in piccolissime rate sull'importo della pensione normale. Lo stesso Poletti è favorevole e anche se questa proposta non è entrata nella legge di stabilità credo che debba essere recuperata nei prossimi mesi.

Non costa molto e sarebbe utile, anche sul fronte dei potenziali esodati". Treu si era già espresso favorevolmente in passato riguardo alla possibilità di istituire un nuovo meccanismo di prestito pensionistico come quello appena descritto, grazie al quale l'Inps avrebbe potuto anticipare ai futuri pensionandi i contributi mancanti per uscire dal lavoro, previa restituzione con piccole rate detratte dalla mensilità previdenziale.

Progetto Damiano scartato definitivamente? I tecnici lo scartano perché troppo esoso

Sembra invece definitivamente tramontato il cosiddetto "progetto Damiano", a cui faceva riferimento lo stesso Treu nelle righe precedenti quando parlava dell'approccio parlamentare. L'idea prende il nome dall'ex sindacalista Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati. Nella pratica si tratta di offrire il pensionamento anticipato a tutti i lavoratori che avessero già maturato 35 anni di contribuzione con almeno 62 anni di età, purché accettassero una penalizzazione del 2% per ogni anno mancante rispetto ai requisiti formali della legge in vigore. Il rifiuto formale della proposta da parte del Ministro del lavoro Giuliano Poletti e del Governo Renzi è arrivato in seguito ai rilievi e ai conteggi della Ragioneria dello Stato, che ha stimato i costi complessivi per una misura generalizzata tra i 30 e i 40 miliardi di euro.

Decisamente troppo per le casse vuote dello Stato. E voi cosa pensate al riguardo? Fateci sapere la vostra opinione con un commento all'articolo; se invece desiderate restare aggiornati, potete utilizzare il tasto "segui" in alto sotto al titolo.