L'amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, ha annunciato l'intenzione di tagliare da 500 a 600 sportelli.

La notizia è stata data dallo stesso Caio nel corso di un'audizione presso la commissione Industria del Senato che aveva come argomento la tempistica dell'iter di privatizzazione di Poste.

"La misura", ha aggiunto Caio, "è già stata condivisa con AGCOM (l'Autorità garante per le telecomunicazioni).

Consideriamo la capillare presenza territoriale, rappresentata da 13.000 sportelli, come un valore, ma va bilanciata con la sua sostenibilità economica".

Il taglio dovrebbe essere fatto tenendo conto di vincoli normativi che impongono all'azienda una presenza minima nella comunità rurali e montane e nei Comuni.

Il piano di privatizzazione delle poste 

Il piano di razionalizzazione degli sportelli è da considerare organico al processo di privatizzazione di Poste Italiane, decretata dal governo Letta, prevista inizialmente per fine anno, ma che dovrebbe slittare al 2015.

Il piano prevede l'alienazione di una quota massima del 40 per cento da parte del Tesoro, attraverso una collocazione in Borsa i cui tempi saranno stabiliti dallo stesso Ministero.

Nel frattempo, i manager di Poste lavorano alla riorganizzazione del business, escludendo lo scorporo di Banco Posta, ma pensando piuttosto ad una maggiore differenziazione dei servizi e dei relativi costi, che tradotto vuol dire aumento dei prezzi per le consegne più veloci.

Si riparla di esuberi 

La notizia del taglio degli sportelli fa ritornare d'attualità la voce circolata nel mese scorso, smentita dai vertici di Poste, in merito ad un piano di esuberi.

Secondo indiscrezioni denunciate dal sindacato, nel piano industriale allo studio sarebbero previsti almeno 15.000 esuberi, vale a dire oltre il 10 per cento dell'organico.

L'azienda aveva immediatamente replicato che si trattava di numeri non veri e che il piano allo studio "è orientato alla crescita e allo sviluppo del gruppo", promettendo di presentarlo ai sindacati nei dettagli per avviare un confronto sereno e costruttivo.

Fino ad oggi, questo confronto non c'è stato e la notizia del taglio degli sportelli conferma indirettamente le intenzioni di "snellire" l'organico di Poste Italiane prima della privatizzazione.