E' interessante l'analisi condotta dall'inserto Economia del Corriere della Sera del 30 marzo 2015, relativo alle Pensioni dopo l'innalzamento dell'età minima per la pensione di vecchiaia determinata nella scorsa settimana. E' un confronto sui numeri della pensione che percepiranno i padri, i 55enni di oggi e i figli, i 25enni. I ragazzi lavoreranno ben quattro anni in più e percepiranno un assegno pensionistico con una decurtazione del 40% rispetto ai padri.

E' uno scenario, dunque, grigio per coloro che lasceranno il mondo del lavoro nei prossimi dieci anni e nero per i giovani che, nella maggior parte dei casi, devono ancora entrare nel mondo del lavoro.

Pensioni Inps, lavoro dipendente e autonomo: fino a quando lavoreranno e quale sarà l'importo della pensione dei padri e dei figli

Le simulazioni condotte da Progetica per il Corriere della Sera sono particolarmente impietose per i venticinquenni di oggi che smetteranno di lavorare tra i 69 anni e 3 mesi e i 73 anni, a differenza dei padri che smetteranno a 67-68 anni. Tre anni e 7 mesi di lavoro in più.

Ma la differenza riguarderà anche l'assegno della pensione: il venticinquenne, a fronte di un'ultima retribuzione di 3 mila euro netti, avrà una pensione di 1.002 euro contro i 1.627 euro che percepiranno i cinquantacinquenni di oggi. Dunque scenderanno vertiginosamente le percentuali di copertura dell'assegno pensionistico rispetto all'ultima retribuzione: il 54% attuale scenderà al 33% se il Prodotto interno lordo (Pil) dello Stato dovesse attestarsi su una media dello 0%, mentre per un Pil in crescita dell'1,5%, le percentuali sarebbero, rispettivamente, del 58 e del 44%.

Non va meglio agli autonomi: gli attuali 55enni andranno in pensione tra i 67 anni e due mesi e i 68 anni e tre mesi, con una pensione di 1.386 euro, pari al 46% dell'ultima mensilità lavorativa pari a 3.000 euro.

Gli scenari che si delineano per i figli, in caso di lavoro autonomo, sono catastrofici: andranno in pensione tra i 69 anni e 3 mesi e i 73 anni e 6 mesi, come nel caso dei dipendenti, ma il loro assegno scenderà al 28% dell'ultima mensilità, ovvero riceveranno di pensione appena 832 euro. Solo nel caso di crescita del Pil all'1,5% annuo, le pensioni si attesteranno rispettivamente a 1,468 euro (49% dell'ultima retribuzione) e a 1.077 (36%).