La Scuola è scesa in piazza, sono stati i docenti e tutto il personale Ata, gli studenti, i genitori a sfilare in tutta Italia ieri in occasione dello sciopero generale, proclamato per protestare contro la riforma La Buona Scuola. Un successo clamoroso, così come era stato ampiamente 'pronosticato' sul Web, con i sindacati che addirittura parlano di protesta storica, mai vista finora nel nostro Paese.
Di fronte ad un 'no' plebiscitario, e non certo inaspettato, il Presidente del Consiglio incassa la sconfitta nella 'battaglia' ma non è minimamente intenzionato a perdere la 'guerra', perchè dalle sue parole si evince che la riforma della Buona Scuola, così come la vuole lui (con tutt'al più qualche 'modificuccia') vedrà l'approvazione del Parlamento.
Matteo Renzi: 'Dopo aver vinto sull'Italicum, figuriamoci se mi fermo sulla scuola'
'Ho appena rischiato di andare sotto riguardo all'Italicum, figuriamoci se ci mettiamo a 'concertare', figuriamoci se dobbiamo bloccarci perché sindacati e docenti si ostinano a difendere una tipologia di scuola basata sull'ipocrisia'.
Così Matteo Renzi ha stigmatizzato la protesta del mondo scolastico, parlando oltre modo di una scuola che attualmente risulta scollegata dal mondo del lavoro, con i dirigenti scolastici che non hanno la possibilità di decidere cosa fare nei propri istituti.
Ddl Buona Scuola: qualche spiragio, ma 'lo zoccolo duro' della Riforma resta
Le modifiche al disegno di legge, si diceva. Il premier sarebbe disposto a rivedere alcuni dettagli della sua proposta, come ad esempio quello relativo alle modalità di assunzione dei precari o quello sul possibile potenziamento dei poteri del consiglio d’istituto. Poche cose, insomma, perchè quelli che sono i capisaldi della riforma, quelli non si toccano per nulla al mondo: avanti, dunque, con la scuola basata sul principio dell'autonomia e sui maggiori poteri conferiti ai dirigenti scolastici.
Tuttalpiù, le scelte dei presidi potranno essere 'attutite' da piccoli contrappesi, fermo restando conservare la possibilità di scegliere realmente i docenti in base alle esigenze dell'Istituto. Proprio quello che i docenti non intendono accettare in 'primis', perchè gli insegnanti non hanno nessuna voglia di trasformarsi in 'figurine' o essere trattati come 'merce di scambio'.