Era attesa da molti la conferenza stampa alla Camera dei Deputati di oggi, da parte del Presidente della Commissione Damiano e degli altri soggetti che hanno lanciato la petizione a sostegno del DDL 857. La petizione popolare che ha raggiunto le 50 mila adesioni, di cui 20 mila cartacee, è arrivata in Parlamento e tanta era la soddisfazione dei promotori per l’ampio consenso ricevuto.
Damiano è sembrato raggiante ed ha colto l’occasione per riproporre tutti i punti cardine del suo DDL 857 e per spronare il Governo all’intervento, tenendo conto di queste 50 mila persone.
La palla passa a Renzi?
Il Governo ha preparato da tempo la sua proposta di flessibilità in uscita, l’Anticipo Pensionistico con il prestito erogato dalle banche. Senza voler tornare nello specifico sull’APE, del quale ormai si sa quasi tutto, focalizziamo l’attenzione su quello che è la proposta oggetto della petizione, cioè su quello che ben 50 mila italiani hanno perorato sottoscrivendola. Damiano nel suo intervento ha ringraziato i comitati che hanno portato a questo ottimo risultato in termini di adesioni.
Grandi encomi anche ai rappresentanti di “Progressi” e di “Lavoro&Welfare”, che sono le associazioni che hanno affiancato Damiano nella raccolta firme. Due dirigenti di queste associazioni, Giovanni Battafarano e Vittorio Longhi hanno confermato che adesso verrà preparata una comunicazione ufficiale da inoltrare al Premier Renzi ed ai Presidenti di Camera e Senato. Verrà chiesta una audizione per parlare della proposta e per recapitare le firme raccolte alle alte cariche dello stato. Saranno loro poi a valutare se effettivamente il DDL 857 sia o meno attuabile o se sarà possibile prendere spunto da questo per riformare il sistema previdenziale.
Speranze per i precoci? Intanto il DDL 857 prende forza
Se l’obbiettivo era dimostrare come le soluzioni previste dal DDL di Damiano e Gnecchi avevano appeal verso i lavoratori, sicuramente il risultato è stato incoraggiante. Damiano ha ribadito come non era affatto scontata la riuscita di questa raccolta firme, ma il risultato fa assumere forza alla proposta.
Partendo dall’APE, che prevede l'uscita anticipata a partire dai 63 anni e 7 mesi, si potrebbe benissimo concedere un anno in più di anticipo, portandola a 62 anni e 7 mesi. Per il DDL Damiano, i contributi minimi necessari per uscire dal lavoro devono essere 35, mentre per l'APE ne basterebbero 20. Da valutare quindi la convergenza delle due proposte e delle due linee di pensiero.
Il DDL 857 non prevede prestiti da parte di banche o Istituti di credito, ma prevede una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo. Naturalmente il piano penalizzazioni di Damiano tiene conto tanto dell’età di uscita che dei contributi versati. Per esempio, un soggetto con 62 anni, subirebbe un taglio dell’8% con 35 anni di contributi, del 7,7% con 36 anni fino a scendere al 3% con 40 anni di contributi. Questo proprio nel segno della flessibilità, con i lavoratori liberi di scegliere quando uscire e che penalizzazione accettare.
Uno dei punti critici del nostro sistema previdenziale poi è la questione dei precoci, ai quali oggi, la Fornero chiede di arrivare a 42 anni e 10 mesi di contributi per ottenere la pensione anticipata.
Il DDL 857 invece prevede quota 41, cioè concedere la pensione, senza limiti anagrafici e senza penalizzazioni, non appena si arriva a 41 anni di contributi. Altro punto interessante è il monitoraggio di opzione donna, che a dire il vero ha già una data in agenda, cioè settembre, quando si valuteranno i risparmi di quanto stanziato per il 2015, per provare ad estendere il provvedimento anche ad altre lavoratrici. Infine si richiede la cancellazione dell’onerosità per le ricongiunzioni, fattore che agevolerebbe i lavoratori a carriere discontinue ed il rifinanziamento del Fondo per i lavori usuranti.