Martedì 14 giugno, all’incontro organizzato tra sindacati e Governo sul tema previdenziale, ci sarà modo di affrontare tutte le problematiche della materia. La flessibilità in uscita è senza dubbio il primo punto di discussione, a partire dalla proposta di Governo sull’APE. Ci sono però altre problematiche da affrontare e di cui sicuramente si parlerà. Le ultime parole di Damiano sono abbastanza decise su cosa è necessario fare per mettere a posto il nostro sistema pensionistico e per correggere gli errori e risolvere i disastri causati dall’ultima riforma previdenziale della Fornero.
In arrivo l’ultima salvaguardia?
Il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, come ormai già risaputo, anche se soddisfatto del fatto che il Governo inizi a parlare di riforma delle Pensioni, non è completamente d’accordo con l’anticipo pensionistico o Ape, così come proposto dal Governo. In primo luogo perché ne contesta la struttura, dagli anni di anticipo concessi fino al prestito pensionistico tramite banche, ma anche perché esistono soggetti che andrebbero trattati in un altro modo, ai quali non basta l’APE. Tra i lavoratori di cui Damiano chiede interventi a se stanti, non necessariamente inseriti in un contenitore globale come potrebbe essere la flessibilità in uscita, sicuramente sono gli esodati.
Esistono ancora tra i 25.000 ed i 30.000 lavoratori che la Fornero ha lasciato senza pensione e senza lavoro, i famosi esodati. Sono tutti quei lavoratori che non sono rientrati nelle sette precedenti salvaguardie. Ma ormai su questo sembra esserci una linea comune e l’ottava ed ultima salvaguardia dovrebbe essere presto preparata tramite un decreto a parte, come le precedenti.
La conferma arriva dai dati statistici resi pubblici dall’Inps che confermano come siano ancora disponibili ingenti risorse nel Fondo per le Salvaguardie perché sono stati coperti meno lavoratori di quanto si stimava in precedenza. Damiano sta preparando quindi il disegno di Legge per l’ottava ed ultima salvaguardia, senza gravare sui conti pubblici ma utilizzando ciò che resta degli 11 miliardi stanziati per oltre 170mila lavoratori, tra i quali come dicevamo, ne sono fuori ancore un bel po’.
Chi sono i soggetti da salvaguardare ancora e cosa altro si prepara
I lavoratori interessati dall’ottava salvaguardia sono quelli che non sono riusciti a rientrare nelle precedenti, anche quelli che non hanno fatto in tempo ad aderire alla settima, cioè che non hanno prodotto l’istanza. Poi ci sono quelli che nonostante avessero i requisiti al 31 dicembre 2012 per la pensione con le vecchie regole ante-Fornero, non erano in costanza di lavoro perché disoccupati al 28 dicembre 2011. Ci sono poi, quei lavoratori che avrebbero raggiunto la pensione con le vecchie norme, entro 36 mesi dalla fine della loro mobilità. Infine, dovrebbero rientrare quelli che al 2012 si trovavano ad assistere parenti disabili con la Legge 104, quelli che erano stati tenuti fuori dal fatto che il parente da assistere doveva necessariamente essere un figlio.
Risolta la salvaguardia senza impattare sui conti pubblici e senza metterla nel calderone della riforma previdenziale, bisognerà risolvere la questione flessibilità. Damiano come dicevamo non vede di buon occhio un sistema dove non sia l'Inpsa pagare le pensioni. Oltre a questo, la flessibilità con assegni penalizzati in maniera più forte di quanto prevedesse la sua proposta e concessi a partire dai 63 anni invece che 62, necessitano di un approfondimento. Senza tener conto del fatto che i precoci devono essere trattati a parte, concedendo la quota 41, opzione donna va estesa anche ad altre lavoratrici e le ricongiunzioni devono essere gratuite e non più onerose perché equivale a far pagare due volte i contributi ai lavoratori.