Per il Lavoro nelle Pubbliche Amministrazioni, quello che riguarda i cosiddetti statali, questo è il periodo più importante degli ultimi 10 anni. Diverse le operazioni in cantiere per il settore che impegna il Governo ed i sindacati su due campi. Il primo è quello della riforma della Pubblica Amministrazione, iniziata con il Ministro Brunetta ed il Governo Berlusconi e che adesso, con il Ministro Madia ed il Governo Renzi sta ultimando.
Poi c’è la questione del rinnovo del contratto per tutti i lavoratori che lo hanno fermo dal 2009. Attenzione massima quindi su tutte le novità che appena finite le vacanze estive, torneranno ad interessare le parti in causa in vista della Legge di Stabilità 2017.
Contratto a gennaio?
La storia contratto è di molti anni fa, ma il suo apice è stato lo scorso anno, quando la Corte Costituzionale, bocciando il blocco della perequazione previsto dal Governo Monti e dalla Fornero con il Decreto anti spread, il “Salva Italia”, obbligò il Governo a organizzare il rinnovo del contratto. I lavoratori dal 2009 non hanno percepito nessun aumento relativo agli scatti per l’inflazione, ma la Consulta si è pronunciata solo per lo sblocco, non per interventi retroattivi, che avrebbero costretto il Governo a spendere molti miliardi in rimborsi.
Nonostante si trattasse solo di sbloccare il contratto, a 12 mesi di distanza dalla sentenza, nulla è stato fatto o quasi. Infatti siamo solo all’inizio di quella che si preannuncia come una lunga trattativa, con il Governo che ha stanziato 300 milioni di euro ed i sindacati che ne chiedono di più. Poi c'è la data di inizio, quella da cui far partire il nuovo contratto che per il Governo è gennaio 2016 (Stabilità) mentre per i sindacati è luglio 2015 (sentenza). In un recente incontro tra la Madia e 13 sigle sindacali si è iniziato a parlare anche di cose tecniche, segno che la partita è iniziata ed i sindacati hanno ottenuto tempo fino a settembre per predisporre delle richiese. La prossima Legge di Stabilità potrebbe essere il momento giusto per completare l'operazione.
I sindacati infatti chiedono che le cifre stanziate vengano aumentate nella prossima finanziaria ed il Governo ha subito acconsentito, sottolineando come tutto sia condizionato ai risultati della crescita del paese. Previsione questa che oggi sembra negativa, quindi difficilmente realizzabile.
A gennaio riforma completata
Gennaio 2017 sarà probabilmente anche il momento in cui la riforma della PA, dopo anni ed anni di lavoro troverà la sua fine. Premi ed incentivi solo a dipendenti virtuosi, a coloro che si distinguono per risultati portati al proprio Ente. I rappresentanti dei lavoratori anche su questo punto non sono d’accordo e cercano di evitare di che i premi vengano ripartiti secondo il modello Brunetta, cioè con 3 rigide fasce di distinzione dei lavoratori.
Secondo questo meccanismo, che a dire il vero anche il Governo cerca di non utilizzare, il 25% dei dipendenti otterrebbe la maggior parte dei premi, un altro 25% niente e per il restante organico, solo pochi spiccioli. Profili professionali di alto livello, lauree e merito i criteri delle future assunzioni. Anche il turnover quindi sarà basato sul merito, dando priorità ai migliori. Altro punto dolente della riforma, la questione degli esuberi, con i dirigenti che devono fare rapporto annuale al Governo Centrale su risultati, esigenze funzionali e di organico. I dipendenti “di troppo”, saranno spostati ad altri Enti nel raggio di 50 Km dal precedente. In alternativa nasce la posizione di “disponibilità” che per due anni senza ricollocazione, garantisce ai lavoratori l’80% dello stipendio.
Due anni abbiamo detto perché alla scadenza del biennio il dipendente perderebbe il posto. Infine, le sanzioni vengono inasprite e velocizzate. Per gli assenteisti ed i furbetti, sospensione e procedura disciplinare in 30 giorni e subito licenziamento. Inaspriti anche i controlli per le malattie, che se cadono di venerdì e prefestivi, diventano automatici.