E' saltato, ameno per ora, l'accordo sugli esuberi telecom con i sindacati di categoria che avrebbe dovuto precedere l'approvazione del nuovo piano industriale della società di telecomunicazioni che dovrebbe essere ufficializzato il prossimo 6 marzo 2018. Anche se si sa già che un prossimo round di incontri con le parti sociali dovrebbe essere fissato per la settimana successiva e precisamente il 13 marzo 2018.
Anche perché è lo stesso piano industriale dell'azienda a sottoporre ad approvazione del CdA la questione degli esuberi. Un accordo, quindi, anche se in extremis deve essere trovato. Ma vediamo cosa prevede, nello specifico, il piano industriale, quali sono le contestazioni e le richieste dei sindacati e quali ulteriori spazi di manovra ci sono.
Il piano industriale Telecom
Il piano industriale che dovrà essere approvato il prossimo 3 marzo dal CdA della società prevede da una parte l'assunzione di circa 2 mila nuovi profili ma, nello stesso tempo necessita di una razionalizzazione dei processi che dovrebbe portare fuori dell'azienda tra uscite volontarie, prepensionamenti e quant'altro circa 6 mila e 500 persone.
Per di più, la tim per questi inserimenti ha intenzione di sfruttare il meccanismo della, cosiddetta, solidarietà espansiva. Questo meccanismo prevede una riduzione del tempo di lavoro e, quindi proporzionalmente anche della retribuzione, di circa 20 minuti per tutte le categorie di lavoratori. L'azienda aveva chiesto alle parti sociali di trovare un'intesa entro la fine del mese di febbraio, pena l'avvio di iniziative "autonome" da parte della società. Da qui i timori dei sindacati di un precipitare della trattativa verso l'applicazione della cassa integrazione. Anche perché Tim aveva già accantonato circa 700 milioni di euro per l'attuazione del piano a cui si aggiungerebbero altri 400 milioni di euro di risparmi.
Le richieste dei Sindacati
Da parte loro, i sindacati non erano pregiudizialmente contrari all'uscita di circa 6 mila 500 dipendenti, anche perché puntavano sulla riqualificazione professionale di circa 3 mila e 500 lavoratori. Ma, ovviamente, erano e sono contrari al meccanismo della solidarietà espansiva che hanno, formalmente, bloccato. Inoltre, un punto cruciale è rappresentato dalle ricadute occupazionali dello scorporo della rete su cui i Sindacati ricercano rassicurazioni da parte dell'azienda e per il quale hanno chiesto anche l'intervento del Governo. Staremo a vedere cosa accadrà.