NoiPa ha confermato come a maggio verrà emanato un cedolino speciale con gli arretrati che spettano ai lavoratori della Scuola per via del nuovo contratto entrato in vigore ufficialmente dopo la firma definitiva del 19 aprile scorso. Per i nuovi stipendi, l’altra novità su cui c’è molta attesa se ne riparlerà a giugno, quando il portale che si occupa delle retribuzioni, per l’appunto NoiPA, metterà in atto le modifiche strumentali con l’applicazione delle nuove tabelle retributive.

Non bastasse la conferma di NoiPA sul suo portale ufficiale, anche il Ministero dell’Economia ha confermato l’imminente accredito di aumenti e arretrati. Le cifre che circolano però non sono quelle reali, essendo nella maggior parte delle volte indicate come lorde. Cosa significa tutto ciò? Come sottolinea un articolo di ieri del quotidiano “ItaliaOggi”, le cifre reali sono di molto inferiori a quelle lorde, perché ci sarebbe da defalcare tutta la tassazione che più sale l’arretrato o l’aumento e più è alta.

Le vere cifre

Arretrati tra 400 e 500 euro netti a lavoratore ed aumenti di stipendio da 50 euro in media, queste le cifre che riporta il quotidiano con l’articolo citato prima.

Gli effetti economici del nuovo contratto collettivo nella scuola inizieranno dal prossimo mese dunque, ma le cifre di cui si parla non sono quelle che molti lavoratori si aspettavano. Gli aumenti calcolati al lordo per ogni lavoratori dipendente prevedono una formula particolare, con cifre inferiori per il biennio precedente, rispetto a quanto messo sul piatto per il 2018. Basti pensare che gli accordi sottoscritti parlavano di un aumento medio di 85 euro a lavoratore, cifre di aumento che per gli anni 2016 e 2017, stando alle cifre di arretrato di cui si parla, non verranno usate per questi due anni. L’una-tantum di maggio infatti rimborserà i lavoratori con un aumento mensile vicino ai 20 euro al mese, se è vero che come importo massimo di arretrato verranno erogai solo 500 euro.

Una cifra esigua che rischia di diventare ancora più misera se comprensive anche dei primi mesi del 2018, che non essendo ancora stati coperti dagli aumenti dovrebbero confluire in questi arretrati.

Aumenti ed esempi pratici

La confusione in materia è ancora tanta con le informazioni che provengono da Miur e NoiPa che sono soggette a differenti e contrastanti interpretazioni. Italia Oggi nel suo articolo cerca di far comprendere il tutto tramite esempi che, per quanto riguarda gli aumenti che arriveranno a giugno, sono abbastanza esaustivi circa gli importi netti in pagamento. Per esempio, l’aumento mensile lordo che viene fuori dalle nuove tabelle retributive per un docente di scuola secondaria di secondo grado sarebbe di 106,7 euro a fronte di una anzianità di servizio di 30 anni, cifre lorde che devono essere ridotte per via della tassazione.

Prima di tutto va defalcata la cifra relativa ai contributi previdenziali che è pari all’11% di quei 106,7 euro di aumento mensile. Detratti i contributi previdenziali, su ciò che rimane vanno scorporati il 38% per l’aliquota Irpef ed un altro 2,5% per le addizionali comunali e regionali. In definitiva, da 106,7 euro lordi, al lavoratore spetterebbe un aumento netto vicino ai 55 euro. La cifra come dicevamo in premessa sarà pressoché identica per qualsiasi lavoratore, a prescindere dalla qualifica o dalla anzianità di servizio. La tassazione italiana infatti prevede che lavoratori con qualifiche più basse o con anzianità di servizio inferiori venga applicata una aliquota Irpef e relative addizionali inferiore, così come più bassi sono i contributi da versare.

Un bidello con 20 anni di servizio dovrebbe percepire 83,40 euro di aumento lordo, sul quale applicare sempre l’11% dei contributi previdenziali, ma su una cifra inferiore così come le aliquote ordinarie per le addizionali. Nel campo dell’Irpef invece, si applicherà la tassazione al 27%, portando anche in questo caso l’aumento netto ad avvicinarsi a 55 euro al mese.