Ormai da qualche anno nella previdenza sociale italiana è entrata una nuova tipologia di lavoratori: gli addetti ai lavori gravosi. Una esigenza del sistema che da anni sembra spingere verso il differenziare i lavoratori in base alle mansioni svolte, almeno per quanto riguarda l’accesso alle Pensioni. I lavori gravosi sono nati insieme all’Ape social ed a quota 41 per i precoci, quelle nuove misure spiccatamente assistenziali che sono nate con gli ultimi due governi PD.
In vista di quanto succederà ai requisiti pensionistici nel 2019 ed in attesa di buone nuove dalla riforma delle pensioni, sulla quale sembra stia lavorando il nuovo governo Conte, un decreto del Ministero del Lavoro dello scorso aprile, pubblicato in Gazzetta Ufficiale martedì 12 giugno, presenta una importante novità proprio per le 15 categorie di lavoro gravoso.
Lavoro gravoso e aspettativa di vita
Il decreto del Ministero del Lavoro, recependo quanto stabilito dall’ultima Legge di Bilancio, non fa altro che confermare la non applicazione dell’aumento di 5 mesi dei requisiti per la pensione ai lavori gravosi.
Nello specifico, i beneficiari di quello che a tutti gli effetti è uno sconto sono:
- Le maestre degli asili o delle scuole di infanzia
- Lavoratori nel campo dell’edilizia
- I conduttori di gru
- Facchini
- I lavoratori nel campo dei rifiuti
- Gli Autisti di mezzi pesanti
- Gli infermiere e le ostetriche di sale operatorie o sale parto
- I conciatori di pelli
- I badanti ed in genere, gli addetti all’assistenza di invalidi e anziani
- I lavoratori nel campo dei servizi di pulizia
- I lavoratori del settore siderurgia e del vetro addetti ai forni
- Agricoli
- I lavoratori marittimi
- I pescatori
- Il personale viaggiante ed i macchinisti dei treni
Novità per le istanze
La pensione di vecchiaia, per quanti si trovano a lavorare in una delle attività prima citate, si percepirà anche nel 2019 con 30 anni di lavoro e con 66 anni e 7 mesi di età.
Per loro non varrà lo scatto a 67 anni dell’età pensionabile in virtù dell’aumento della vita media sancito dall’Istat e che si applicherà alla generalità dei lavoratori. Con la pubblicazione del Decreto, i lavoratori possono presentare istanza per non vedersi caricare i 5 mesi in più previsti dall’aspettativa di vita. Nella domanda di accesso alla pensione ci sarà da allegare un modello di dichiarazione del datore di lavoro che andrà ad indicare il CCNL applicato al rapporto di lavoro, le mansioni svolte, l’inquadramento del lavoratore ed i periodi di lavoro gravoso svolti. Infatti, viene confermato che il riconoscimento della tipologia di lavoro svolta come gravoso necessita che la stessa attività sia stata svolta in 7 degli ultimi 10 anni.
In conseguenza a tutto ciò, deve essere il datore di lavoro a redigere il documento di dichiarazione. Il Decreto però stabilisce che quando non è possibile interpellare il datore di lavoro, il lavoratore stesso può presentare una autocertificazione. La dichiarazione del lavoratore poi sarà verificata dall’Inps che metterà in moto i controlli sia con il Ministero del Lavoro che con gli uffici territoriali del lavoro. Il tutto allo scopo di confermare o meno lo sconto di 5 mesi in termini di requisiti per la pensione a queste particolari categorie di lavoratori.