Dal prossimo anno si potrà andare in pensione grazie alla quota 100, misura di uscita anticipata certa con l’approvazione del Def al 2.4%. La quota 100 sarà, come ha confermato sia Salvini quanto il sottosegretario al Ministero del Lavoro Durigon, senza tagli. Nessun ricalcolo col contributivo dal '96, e nessun taglio dell’1.5% per ogni anno di anticipo rispetto alla legge Fornero.

Vediamo dunque chi potrà accedervi e le prime reazioni.

Quota 100, platea definita: 38 anni di contributi e 62 d’età, fuori i precoci

Al Governo stanno lavorando sulle tempistiche - come fa notare il Messaggero in un recente articolo - di entrata in vigore della misura per capire se la domanda di pensione anticipata quota 100 potrà essere presentata dai lavoratori che intendono usufruire di questa misura già da gennaio oppure se si dovrà attendere marzo. Nel mentre i precoci sui social si dicono basiti dal fatto che nulla contino i contributi versati. Già perché, ad onor del vero, la quota 100, non essendo libera da vincoli come inizialmente era stata ipotizzata, non porterà alcun vantaggio ai lavoratori che hanno iniziato la loro carriera lavorativa molto giovani.

Se escludiamo la quota 41 per i precoci già in vigore perché resa strutturale dalla passata legislatura (che riguarda le categorie maggiormente disagiate) gli altri 'quarantunisti', nonostante in possesso di 41/42 anni di contributi versati, saranno costretti a continuare a lavorare non raggiungendo il vincolo anagrafico dei 62 anni ed essendo dunque tagliati fuori dalla quota 100. Allo studio ci sarebbe anche lo stop dell’aumento dell'età pensionabile in base all'aspettativa di vita: la misura potrebbe in parte, forse, ridurre l’amaro in bocca dei precoci che, quantomeno, potrebbero accedere alla quiescenza con gli stessi requisiti attuali.

Pensioni: si va verso Quota 100 e stop adv, ma potrebbe saltare quota 41

Visto che i 38 anni di contributi saranno vincolanti, la quota 100 per alcuni potrebbe sforare: infatti, chi ha 63 anni non potrà andare con 37 anni di lavoro in regola, anche se la somma tra età e contributi equivale a 100, ma dovrà andarci con quota 101, 63+38. Con quota 102 se il pensionando ne ha 64 e così via. Anche chi ha 60 anni e 40 di contributi non potrà accedere alla quiescenza. Ragione per cui la platea, rispetto all'idea iniziale, risulterà ridotta, ma si stima - dice Durigon - che 377 mila persone, (Salvini conferma, dicendo circa 400 mila) potranno accedere alla pensione. L’idea è quella di un ricambio generazionale nel mondo del lavoro, per questo sono state eliminate le penalizzazioni inizialmente ipotizzate, per favorire l’uscita degli anziani e l’ingresso dei giovani.

Ma la misura costerà all'incirca 8-8.5 miliardi. Tra le altre misure allo studio - spiega Durigon - anche lo stop dell’adeguamento automatico dell’età della pensione in base all'aumento dell'aspettativa di vita, che permetterebbe dunque di continuare a pensionarsi, anche dal 2019, con 66 e 7 mesi per le Pensioni di vecchiaia e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 1 in meno per le donne, per quelle di anzianità. La quota 41 al momento non ci sarà, come ha sottolineato 'il Messaggero', nonostante fosse previsto dal programma. In vigore però, invece - dice soddisfatto Duirgon - resterebbero l'Ape sociale, che verrà stabilizzata, e la cosiddetta opzione donna.