Queste le due prese di posizione che paiono emergere se si confrontano le ultime dichiarazioni del presidente dell’Inps Tito Boeri (quota 100 è insostenibile) e del vicepremier Luigi Di Maio (Quota 100 si farà). Il primo, rilasciando una lunga intervista al Corriere della Sera, ha ribadito le proprie perplessità in termini di costi ed efficacia della misura, mentre il secondo ha sentenziato, a margine di un incontro all'Its Barsanti di Pomigliano d’Arco (Napoli), che sono inutili gli allarmismi e che quota 100 diventerà attiva dal 2019.
Pensioni 2019, quota 100: la posizione di Boeri
Interessante e meticolosa l’intervista rilasciata da Boeri al Corriere della Sera sul capitolo previdenziale. Il presidente dell’Inps, incalzato dalle domande, specifica i limiti della misura, che non solo rischierà (stando alle ultime simulazioni) di essere molto più costosa dei 6.7 miliardi inseriti in manovra, e dunque di portare al collasso l’Inps, ma ha in sé anche delle criticità intrinseche. Ad esempio - fa notare Boeri - vi sono due parole molto rischiose inserite nella misura: limiti di spesa e monitoraggio. Due termini pericolosi - fa notare il presidente dell’Inps - perché riportano alla mente il meccanismo sottostante le salvaguardie.
Poi chiude preoccupato: “Sottoporre alla logica del rubinetto dei requisiti previdenziali che danno luogo a diritti soggettivi alla pensione è qualcosa di mai visto”.
Di Maio: eviterei allarmismi
Per il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio (intervistato 'al volo' al termine di un incontro all'Its Barsanti di Pomigliano d’Arco, che ha segnato la prima tappa del suo tour campano di oggi) le parole di Boeri altro non rappresentano che un allarmismo inutile. La misura quota 100 si farà, indipendentemente da tutto. Il Governo pare certo della bontà di questo provvedimento, che dovrebbe portare beneficio a 400mila persone e garantire, a detta dell’esecutivo, quel turn-over generazionale ricercato da tempo.
Insomma la quota 100, di cui ancora non vi è ufficialità mancando il decreto o l’emendamento che ne caratterizzi i contenuti, sarà usufruibile per quanti hanno almeno 62 anni d’età ed almeno 38 di contributi. Per gli altri al momento non resterà che attendere, da un lato lo stop dell’aspettativa di vita (a lungo promesso almeno per le anticipate e per i precoci) e la proroga dell’opzione donna. Entrambe le misure andrebbero in parte a sanare il malcontento derivante dalla mancata quota 41 per i precoci, che paradossalmente, pur avendo gli anni di contributi richiesti da quota 100, non potranno accedervi perché troppo giovani, e le donne, che non hanno 38 anni di contributi alle spalle e faticherebbero a centrare l’obiettivo richiesto.