Reddito di cittadinanza e quota 100 sono misure che la legge di Bilancio ha varato ma che per entrare in azione devono superare ancora diversi step, come quello del Senato dove le due misure sono alle prese con le proposte di correzione, i famosi emendamenti. A Palazzo Madama sembra che qualcosa si sia arenato, perché la tabella di marcia non sta venendo rispettata. Il via libera della Commissione Bilancio ai capitoli di spesa tarda ad arrivare, un po’ perché si stanno valutando diversi emendamenti che potrebbero cambiare le ipotesi di spesa per le misure ed un po’ perché l’Inps, come riporta un eloquente articolo del quotidiano Il Giornale, adesso alle prese con la nomina del nuovo presidente che prenderà il posto di Boeri.

Dato che la nomina del numero uno dell’Istituto di previdenza sociale è politica, evidente che questo aspetto ritarda un po’ tutta la macchina operativa per le nuove misure.

Chi al posto di Boeri?

Da sabato Tito Boeri non è più presidente dell’Istituto di previdenza sociale Italiano ed il suo successore, il cui nome doveva essere presentato ieri 18 febbraio, non è uscito. Il ritardo nella nomina del nuovo presidente Inps rischia di compromettere la funzionalità dell’Istituto che a breve sarà chiamato ad una mole di lavoro enorme per via delle nuove misure pensionistiche e del reddito di cittadinanza.

Inoltre, per fine mese l’Istituto dovrà approvare il suo bilancio, un appuntamento consueto ma che quest’anno è più delicato proprio perché entrano in scena misure pensionistiche che consentiranno a tante persone in più di accedere alle quiescenze. Probabile, stando a cosa riporta il quotidiano di Sallusti, che sia nominato prima un commissario e solo successivamente si passerà all’elezione del Consiglio di amministrazione e del relativo presidente. Sulla questione è intervenuto anche il Consiglio di vigilanza che avvisa come un ulteriore ritardo della nomina potrebbe portare a serie conseguenze, non nell’ordinaria amministrazione dell’Istituto, ma per eventi improvvisi che per la Previdenza sociale non sono infrequenti.

Ancora dubbi e perplessità sugli emendamenti

In quello che a tutti gli effetti può essere considerato un autentico caos, il decreto su pensioni e reddito è in Senato per gli emendamenti che sono un altro fattore che porta l’atto a non aver avuto ancora il via libera definitivo. Ci sono emendamenti che provengono direttamente dal Governo e sono proposte che potrebbero modificare di molto l’entità delle misure, soprattutto quota 100 che potrebbe essere estesa a diversi altri lavoratori. Basti pensare all’emendamento che vorrebbe concedere uno sconto in termini di requisiti pensionistici alle donne che nella vita hanno avuto figli. SI tratterebbe di concedere 4 mesi di sconto a figlio fino al tetto massimo di 12 mesi.

Oppure quello che offrirebbe la pensione con la quota 97, cioè 3 anni prima della quota 100 alle madri con figli invalidi. Un’altra proposta è quella di rendere più appetibile la pace contributiva, misura che permetterebbe ai lavoratori con anzianità contributiva a partire dal 1° gennaio 1996, di riscattare in misura agevolata i periodi di vuoto contributivo al fine di renderli utili alle Pensioni. Si passerebbe a 10 anni di rateizzazione rispetto ai 5 previsti inizialmente, cioè da 60 a 120 rate di importo minimo di 30 euro al mese. In tema di riscatto c’è anche quello dei periodi di laurea con un emendamento che vorrebbe innalzare il tetto dell’età per sfruttare il beneficio offerto. Adesso tale limite anagrafico è fissato a 45 anni.

C’è ancora aperta, come sempre la questione degli esodati ancora da salvaguardare e per il reddito di cittadinanza sembra ci siano problemi che riguardano i navigator. Si tratta delle figure che andranno assunte dai Centri per l’Impiego per affiancare i beneficiari della misura durante il percorso di riqualificazione lavorativa e durante la ricerca dell’occupazione. Una figura centrale per la misura che necessita di accordo tra Stato e Regioni, una intesa che tarda ad arrivare e che in alcuni casi è già arrivata allo scontro, come per la Toscana che ha deciso con tanto di delibera di interpellare la Corte costituzionale per le graduatorie dei concorsi e per la gara da avviare per le nomine dei navigator.