Dai sindacati prosegue il pressing sul Governo al fine di ripensare l'impostazione della legge di bilancio 2019, con una serie di provvedimenti che vadano ad integrare e cambiare profondamente il sistema lavorativo e quello pensionistico. D'altra parte, ormai da settimane il confronto procede a distanza, nonostante le richieste d'intervento siano ormai chiare a partire dal superamento della legge Fornero e dalla creazione di una misura di protezione dedicata ai giovani lavoratori inseriti nel contributivo puro. A tal proposito la piattaforma unitaria (formata da Cgil, Cisl e Uil) ha recentemente ricordato i punti chiave delle proprie proposte attraverso un post diffuso tramite Twitter, contenente anche il manifesto riepilogativo degli interventi necessari.
#LeggediBilancio2019 - Le nostre priorità
— Fnp Cisl (@FnpCisl) 18 febbraio 2019
Chiediamo al governo: la rivalutazione delle #pensioni e il superamento della Legge Fornero, con flessibilità di uscita a 62 anni e la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contribuzione. #FuturoalLavorohttps://t.co/3JdCenFw3W pic.twitter.com/U5pQdByDtq
Riforma pensioni e legge di bilancio 2019: le richieste sulla flessibilità in uscita dal lavoro
Per quanto concerne l'intervento sulle Pensioni anticipate, bisogna innanzitutto partire dal presupposto che per le parti sociali l'impostazione della legge di bilancio 2019 non riesce a fornire soluzioni che risultino adeguate alle esigenze delle persone. In particolare, risulterebbe insufficiente ed allo stesso tempo recessiva, visto che non rilancia il lavoro e gli investimenti.
Parlando in modo specifico di previdenza, la piattaforma sindacale chiede quindi di avviare per tutti l'opzione di un'uscita flessibile a partire dai "62 anni e la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età". Oltre a ciò, si chiede di rendere operativi gli assegni di garanzia per chi è all'inizio della carriera lavorativa e per i precari, oltre alla valorizzazione del lavoro di cura, alla tutela di chi svolge attività gravose e usuranti e alla nona salvaguardia degli esodati.
Le misure riguardanti le rivalutazioni e la previdenza integrativa
La critica dei sindacati prosegue evidenziando che i cambiamenti sin qui posti con la Manovra (si pensi ad esempio alla sperimentazione sulla quota 100 ed alla proroga dell'opzione donna) non risultano strutturali, ma piuttosto a scadenza. In particolare la Q100 andrebbe a fornire solo una misura tampone, penalizzando però al contempo i lavoratori della PA.
Inoltre, la legge di bilancio "fa cassa a carico dei pensionati (3,6 miliardi) bloccando la rivalutazione sopra i 1.522 euro lordi". Infine, resta purtroppo del tutto al di fuori del perimetro d'intervento la previdenza complementare. Il pilastro integrativo viene infatti definito come un "grande assente", nonostante la necessità di rilanciare il settore proprio in virtù degli effetti del calcolo contributivo sull'entità dei futuri assegni.