Enasarco boccia la proposta degli ultimi giorni di riforma delle Pensioni lanciata da Federcontribuenti di ridurre da 20 a 5 anni il numero dei minimi contributivi per andare in pensione. La proposta è stata lanciata dalla Federazione dei consumatori nei giorni scorsi a favore dei lavoratori che versino contributi Enasarco "a fondo perduto". Ci si chiede, in tal senso, che fine facciano i contributi versati che poi vengono perduti per un numero insufficiente di anni di versamenti.
E se questi contributi non possano essere totalizzati e cumulati con l'altra gestione delle pensioni Inps, comunque dovuta. Infatti, si legge sul sito della Federcontribuenti, i lavoratori e gli agenti che versano contributi Enasarco sono obbligati alla doppia contribuzione per le pensioni, essendo l'Enasarco l'unico ente di previdenza complementare obbligatoria. I rappresentanti e gli agenti di commercio, pertanto, sono obbligati a contribuire verso due enti, l'Inps e, per l'appunto, l'Enasarco, senza tuttavia avere garanzie da quest'ultimo fondo in merito alle pensioni future. Piuttosto si rischia di pagare contributi che non avranno valenza ai fini delle pensioni e, pertanto, ritenute dalla Federcontribuenti, "a fondo perduto".
Riforma pensioni, ultime novità: i motivi della riduzione dei contributi minimi da 20 a 5 anni
Il problema delle pensioni e dei contributi versati si presenta, in particolare, nel momento in cui i lavoratori non arrivino al minimo contributivo. Chi ha versato 19 anni di contributi Enasarco, per vederseli riconoscere deve arrivare al minimo contributivo, ovvero ai 20 anni di versamenti. È scontato che, per maturare la pensione di vecchiaia sia necessario maturare anche l'età anagrafica pensionabile. Da questo dato di fatto, considerando anche il buon stato di salute dell'Ente Enasarco, la Federcontribuenti nei giorni scorsi ha lanciato la proposta di abbassare da 20 a 5 il numero di anni di versamenti, considerando anche i bassi importi delle pensioni.
Infatti, 5,5 sono i pensionati penalizzati dal provvedimento di riforma delle pensioni dell'ultimo Governo: il 61,3 per cento delle pensioni, infatti, avrebbe un importo al di sotto dei 750 euro e solo il 44 per cento delle pensioni minime ha beneficiato dell'integrazioni. Dunque, le pensioni sarebbero ad un livello di soglia di povertà e il provvedimento delle pensioni di cittadinanza (con il minimo di 780 euro mensili) per il momento avrebbe discriminato due milioni e mezzo di pensionati minimi che continuano a prendere meno dei 780 euro, anche se in molti hanno versato quarant'anni di contributi.
'No' alla riduzione contributi minimi pensioni: nemmeno per la totalizzazione e cumulo Inps
Dall'analisi risulta che chi ha versato oltre 15 anni di contributi Enasarco alla fine possa perdere tutto ai fini delle pensioni.
Per chi non arrivi al minimo fissato da Enasarco, Federconsumatori chiede che le somme versate ad Enasarco (con un minimo di 434 euro annui) possano confluire nella gestione previdenziale Inps, andando ad incrementare i versamenti comunque dovuti all'Ente nazionale di previdenza. Sul sito della Federazione dei contribuenti è riportato il caso di un lavoratore che, nel 2019, è arrivato a svolgere la sua attività per 44 anni: per la pensione dovrà attendere il 2020, ovvero il compimento dei 67 anni, arrivando a maturare oltre 45 anni di contributi versati. Esempi e richieste che, tuttavia, sono stati bocciati da Enasarco: "La proposta di riforma delle pensioni con l'abbassamento dei minimi contributivi da 20 a 5 anni per andare in pensione contrasta con i principi di solidarietà e di sostenibilità previsti per tutti gli enti previdenziali".
Inoltre, non può essere presa in considerazione la totalizzazione ed il cumulo dei contributi dell'Enasarco con quelli dell'Inps: "In virtù della normativa nazionale - spiega la Fondazione Enasarco - totalizzare o cumulare i contributi è possibile solo per periodi lavorativi non coincidenti. Vigendo l'obbligo della doppia tassazione per gli agenti (Inps ed Enasarco), si è sempre in presenza di versamenti coincidenti".