La tecnologia può essere un valido supporto per l'uomo e la società ma senza alcun controllo, essa può creare danni. Un esempio di ciò proviene dagli Stati Uniti, dove un'analisi svolta dalla Harvard Business School ha portato alla luce il problema secondo cui numerose candidature, considerate idonee per un determinato impiego, sarebbero state escluse dai sistemi informatici che i datori di lavoro usano per selezionare i curriculum.
Tecnologie di reclutamento: un fenomeno in espansione
L'utilizzo di programmi informatici volti a selezionare potenziali candidati è diffuso su larga scala negli Stati Uniti. Infatti, si calcola che tali strumenti siano impiegati dal 75% di coloro che offrono un posto di lavoro e nelle aziende Fortune 500 (ovvero le 500 aziende con il maggiore fatturato dichiarato negli Usa), tale percentuale sale e raggiunge il 99%.
Le tecnologie che svolgono per le aziende il compito di reclutare potenziali lavoratori nascono negli anni '90 e hanno agevolato sia le procedure d'invio del curriculum sia il rifiuto da parte delle aziende stesse.
Al giorno d'oggi, il mercato mondiale delle tecnologie di reclutamento è cresciuto, arrivando nel 2017 a 1,75 miliardi di dollari e si prevede che 2025, esse arriveranno a quota 3,1 miliardi.
Il motivo della loro espansione è legato a un aumento nella richiesta di lavoro: soprattutto nell'ultimo decennio, è stato stimato che un singolo posto di lavoro attira 250 candidati mentre all'inizio del 2010, ne attirava solo 120. Di conseguenza, le aziende hanno iniziato ad avere la necessità di selezionare solo i migliori tra gli aspiranti lavoratori e di farlo alla svelta.
Esclusione o accettazione basate su criteri banali
A questo punto, sorge spontaneo chiedersi come sia possibile che dei software pensati per svolgere la funzione di recruiter, finiscano per escludere i candidati più validi per una determinata mansione?
Secondo lo studio proposto dalla Harvard Business School, il problema risiede negli algoritmi posti alla base di tali tecnologie, che utilizzano dei criteri elementari e banali per poter dividere i candidati tra coloro che sono considerati validi e chi non lo è. Ad esempio, in un caso riportato nell'analisi svolta da Harvard, è emerso che alcuni software tendono a eliminare automaticamente chi ha nel proprio curriculum sei mesi d'inattività ma senza verificare le reali motivazioni, come farebbe un selezionatore in carne e ossa.
Tuttavia, la maggioranza dei datori di lavoro (9 su 10) è a conoscenza del problema e ha garantito che intraprenderà delle azioni volte a migliorare i criteri di selezione affinché i candidati più meritevoli non siano esclusi.
Chi sono gli 'Hidden Workers'
A causa delle rigidità con cui i software di reclutamento operano nelle loro scelte, nel mondo del lavoro americano è nato un nuovo fenomeno definito: "hidden workers", ossia lavoratori nascosti. Essi sono persone che possiedono tutte le qualità necessarie per essere considerate idonee a svolgere una determinata mansione lavorativa ma sono state escluse proprio dagli inflessibili filtri degli algoritmi che avrebbero dovuto selezionarli.
Questo fenomeno sembrerebbe segnare un fallimento per le tecnologie di selezione: infatti, all'inizio, lo scopo era quello di facilitare alle aziende il processo di ricerca del candidato maggiormente idoneo al profilo richiesto, contribuendo ad abbassare i livelli di disoccupazione. Purtroppo, al giorno d'oggi, risulta impossibile non constatare che la tecnologia ha ostacolato questo percorso, generando un numero eccessivo di persone qualificate ma rifiutate.