Si ricomincia. Ancora è fresco il ricordo della facilità con cui i costaricani superavano i nostri nazionali, ancora ricordiamo la feroce determinazione dei calciatori dell'Uruguay, risoluti nel voler passare il turno, al punto di far arrivare Suarez a dare un morso a Chiellini, gesto stupido, con tutte quelle telecamere puntate, ma quel morso è, anche, testimone della volontà e della voglia di Suarez di battersi, fino ad arrivare all'eccesso, affinché la sua nazionale potesse passare il turno.
Tutto questo nei nostri nazionali non l'ho visto, non ho visto voglia, non ho visto volontà, non ho visto determinazione. La percezione che si aveva, dal giochicchiare dei nostri, era che, solo perché quelle maglie azzurre rappresentavano l'Italia calcistica, quattro volte campione mondiale, di diritto si sarebbe passati al secondo turno… dura cosa la realtà del campo.
Due mondiali e un europeo falliti e, tranne una Confederation Cup giocata quasi dignitosamente, tutto il resto è stato solo un lento declino verso un nulla assoluto. Colpa di Prandelli? Sì, credo sia così, ma non solo sua, molta colpa è, anche, della FIGC che non sprona le squadre italiane nello sviluppo dei vivai, non impone e promuove nessuna iniziativa atta a far crescere i campioni chiusi nei tanti ragazzi che adesso calciano un pallone in campetti in terra battuta.
Da pochi giorni è calato il sipario sui mondiali in Brasile, ma ecco che, in Italia, già riparte il carrozzone del calcio, con i primi raduni e le prime amichevoli, tutto riparte, con qualche nuovo allenatore e alcuni nuovi giocatori, con chi ambisce allo scudetto e chi punta alla Champions League, in questo sgargiante mondo calcistico, tutto è sempre in movimento, tutto è accelerato.
Non si ha il tempo di fermarsi e programmare, nel mondo del calcio si deve solo vincere, tutto e subito, con la scusa del tifoso che non ha la pazienza di aspettare che, dei ragazzi, campioni in erba, abbiano il tempo di maturare per diventare fuoriclasse, si programmano solo per una-due stagioni massimo, perché il tifoso vuole vincere subito e i presidenti cercano d'accontentarlo, andando incontro ai suoi desideri… o meglio, facendogli credere di accontentarlo, mettendo sotto contratto qualche nome altisonante, magari alla fine della carriera e senza più stimoli, ma buono per far acquistare gli abbonamenti.
Tutto riparte, il mondiale disastroso che ci ha visti eliminati in malo modo è come se non fosse mai avvenuto, quel trascinarsi in campo dei nostri nazionali, privi di voglia e volontà, è come se fosse lontanissimo anni luce, tornati nelle squadre d'appartenenza, ecco che ritornano a essere i campioni di sempre, quelli osannati da tutti, quelli cui ogni capriccio è perdonato, quelli che invece di indire una conferenza stampa e chiedere scusa, rilasciano interviste sugli "africani che mai scaricherebbero un loro fratello". Ma non solo a Balotelli deve essere addossata la colpa, non c'è stato un giocatore che abbia fatto onore a quella maglia azzurra, in questi mondiali.
Certo, se avesse evitato di pronunciare queste frasi assurde, ne avrebbe guadagnato in dignità, ma si sa, non sono stati molti i buoni allenatori per lui, quelli che lo tenevano in panchina, per fargli capire che una squadra è un meccanismo perfetto solo se esiste un legame tra tutti i componenti ma, alcuni allenatori hanno preferito gestire solo il calciatore in campo, per qualche gol in più, piuttosto che insegnargli a essere un uomo e campione, dento e fuori dal campo.
Ora, nemmeno il tempo di smaltire la delusione mondiale e tutto ricomincia, senza che sia stato preso un provvedimento serio, le dimissioni di Abete non porteranno che all'elezione di un nuovo presidente, lasciando tutto così com'è… ed io penso a Scirea, a Zoff, a Gentile, a Conti, a Rossi, ai nazionali del 1982 che, di fronte alla squadra più forte del torneo, quel Brasile spettacolare di Cerezo, Júnior, Sócrates, Zico e Falcão, non si diedero per vinti, mai, andando a vincere il mondiale.