La minoranza PD ha sicuramente un merito: quello di aver contribuito a cambiare il linguaggio in corso. Leggo difatti sul Sole 24 ore del 6 maggio 2015. "La protesta - Docenti e Studenti in piazza - Renzi: governo aperto al dialogo". Una dichiarazione che fa ben sperare. Non più prendere o lasciare, ma dialogo. Questo atteggiamento mi piace, e sicuramente piacerà a molti.
Dobbiamo abituarci al confronto per cogliere l'essenza del problema ed ascoltare le ragioni di tutti. Questo non significa che quelli che protestano siano depositari della verità assoluta, ma sicuramente è possibile che abbiano alcune ragioni da far valere.
Guardando la riforma dall'esterno, sembra quasi che si voglia fare una scuola perfetta con presidi intelligenti in grado di selezionare i migliori professori e far funzionare la scuola alla perfezione. Impresa molto difficile. Nessuno però ha sollevato un problema che dovrebbe essere molto importante. Dobbiamo tornare un poco indietro e partire dall'università: è in quell'ambito che dobbiamo formare gli insegnanti. Modificando i piani di studio con esami aggiuntivi ed esercitazioni necessarie, si deve giungere alla laurea con la preparazione adeguata per l'insegnamento.
Niente esame di abilitazione all'esercizio professionale.
È mortificante, dopo aver frequentato l'università ed aver conseguito una laurea, che venga chiesto un ulteriore esame per l'esercizio della professione. Un assurdo da eliminare. Aggiungiamo al piano di studi universitario tutti gli esami necessari, ma quando si ha una laurea si dev'essere in grado di esercitare la professione della laurea stessa. Altra cosa sono gli aggiornamenti professionali che vanno al passo con i tempi a cui tutti sono tenuti a partecipare con profitto e diligenza. In quanto al merito mi sembra giusto premiare quelli che il lavoro lo fanno con cura e responsabilità. A questo devono guardare e valutare i presidi. Devono mettere al centro l'impegno e la qualità dell'insegnamento. Andiamoci cauti con la scelta degli insegnanti affidata ai presidi. Noi vogliamo migliorare e non peggiorare la nostra scuola. Per questo motivo partiamo dal punto giusto: l'università.