La strage dello scorso 13 novembre è stata una chiara dimostrazione da parte dei terroristi di attaccare la libertà, il divertimento e gioia di vivere di noi occidentali. Non più simboli contro il potere politico quale  'La casa Bianca' o un Parlamento, ma bensì, quei luoghi di aggregazione e vita quotidiana: bar, stadio, locali e ristoranti. Un'azione mirata voluta dall'Isis per punire i cosiddetti 'peccatori occidentali,' che non hanno alcuna intenzione di redimere la propria anima alle gioie materiali della vita.

Libertà contro terrorismo: chi avrà la meglio?

Diventa difficile per la stessa sicurezza difendere l'integrità delle persone, poiché gli attacchi potrebbero arrivare non più in quei luoghi che storicamente sono in contrapposizione alla cultura dello stato islamico: vedi a gennaio, il massacro presso la redazione di Charlie Hebdo, in quel caso fu proprio una punizione corporale, al cospetto di quei giornalisti che creavano vignette satiriche contro un Dio e una religione. La strage di Parigi ha un'altra storia: l'unica colpa (se di colpa si tratta) è stata quella di essere occidentali appartenenti a uno stato che difende la libertà della Siria.

Poi, come non ricordare quel 18 marzo, quando la matrice islamica prese di mira 'la cultura' attaccando il Museo del Bardo, ancora una volta, luogo di aggregazione sociale. Inoltre, era necessario colpire il turismo tunisino, reo di ospitare degli immorali occidentali. La Tunisia, uno stato con circa il 97% della popolazione di fede musulmana, ma desiderosa di assomigliare sempre di più a noi europei.

Finta lotta al terrorismo e attacco alla libertà

Nella strage di Parigi sono stati presi di mira altri simboli e altre persone, accomunate dalla passione per la musica e il desiderio di ascoltare un concerto rock al Bataclan. Ancora, sotto attacco, una manifestazione sportiva quale una partita di calcio, oppure una serata tra amici presso un caratteristico ristorante parigino.

In poche parole, siamo di fronte a una sorta di dittatura, che ha lo scopo di uccidere e denigrare la nostra libertà nel bisogno umano di socializzare con altre persone. Il presidente Hollande ha riferito poco dopo la strage di venerdì sera 'Il cancro del terrorismo non vincerà'. Quello che noi chiediamo: è di sapere, quante altre vite dovranno cadere per terra inermi, prima di avere la certezza di vivere un'esistenza come dei normali cittadini? Rinunciare alla nostra libertà equivarrebbe a screditare la propria dignità ed essenza di essere umano. Non è possibile darla vinta a chi con ogni mezzo vuole umiliarci. Dal rovescio della medaglia, non dimentichiamo, che bombardare uno stato per vendetta è qualcosa di ignobile e non estirperà 'il male dalle sue radici'.

Ciò comporterà nient'altro che un'irrefrenabile desiderio di morte e sacrificio di innocenti, che non hanno nulla di cui spartire con il terrorismo. Persone che come noi pregano un 'Dio della pace', costretti a subire ingiustizie non solo da parte dell'Isis, ma dallo stesso democratico 'Occidente'.