Un altro attacco terroristico alla Francia da parte dell'ISIS, ed ecco di nuovo che su tutti i vari social network ricompaiono: politici mancati, bigotti, buonisti, sciacalli, estremisti e chi più ne ha più ne metta.Tutti, in un modo o nell'altro, vogliono dire la loro e tutti sembrano sapere con certezza quale sia la via giusta da percorrere per trovare, se non la salvezza, almeno la fine di questo tunnel del terrore.

In questo momento non riesco ad avere un'idea politica o un piano di attacco, non riesco a pensare a come debellare il problema per proteggere l'Occidente, non so a chi dar la colpa, non so chi possa aver fornito le armi a questi terroristi e non so neanche quale potrà essere il loro prossimo obiettivo.

Leggo le più svariate opinioni e non riesco a trovarmi d'accordo con nessuna di esse; mentre cerco di immedesimarmi nel pensiero di un'altra persona per capire cosa può averla portata a trarre quelle conclusioni, tutto ciò a cui riesco a pensare io sono le vittime civili.

Per vittime civili non parlo solamente delle vittime di Parigi, ma anche di quelle della Siria, dello Yemen, dell'Iraq, della Nigeria, parlo di quelle persone che si trovavano all'interno di un ospedale di Medici senza frontiere quando venne bombardato da missili americani, parlo di quei cittadini prigionieri in casa loro di uno stato tiranno che li costringe a scegliere "o con loro o contro di loro", parlo di tutta quella gente morta per mano di bombe russe, francesi, americane o dell'Isis che siano, e inevitabilmente mi chiedo: dov'erano in quei momenti i dispensatori di opinioni della domenica pomeriggio, i difensori dei diritti umani tramite Facebook?

Quelli che ritengono (generalizzando) che gli islamici siano tutti dei barbari, perché compiono atti simili di terrorismo, mietendo vittime Europee, come la pensano sugli attacchi che provengono dall'Occidente con destinatari i paesi oltremare?

Il triste messaggio che si sta facendo strada, in un silenzio tragicamente assordante, è che la morte non abbia lo stesso valore per tutti.

Che la vita di qualcuno possa valere più della vita di altri. Che in certi paesi la morte sia normale routine. Per trovare una soluzione bisogna prima individuare il problema e credo sia in questo momento che nascono opinioni contrastanti. Non riesco a piangere la morte di un cittadino francese e non quella di un cittadino siriano, non riesco a dare un peso diverso alla vita.

Ritengo che il vero problema sia la morte di persone innocenti in nome di una guerra che non era la loro, indipendentemente dall'etnia, dalla razza, dalla religione a cui appartenevano o dalla loro cittadinanza. Almeno per oggi lasciamo da parte le opinioni politiche e le campagne elettorali, almeno per oggi stiamo dalla parte delle vittime, di tuttele vittime.