La visita di Bergoglio ai rifugiati e ai migranti in Grecia ha avuto molto successo. Il Papa ha visitato il campo profughi di Moria, sull'isola di Lesbo, ha pranzato insieme ai rifugiati ed è tornato in Italia con dodici profughi e i disegni dei bambini del campo nella borsa. Tutto è stato molto commovente e la visita è una pietra importante dell'edificio dell'accoglienza dei profughi che la Chiesa, e non solo, gridano a viva voce, in opposizione alle politiche di chiusura dei confini attuate da alcuni Stati europei.

Tutto bello, ma un po' strano, perché di profughi ne abbiamo anche qui in Italia, e la scelta di volare in terra greca per incontrarli appare sinceramente una trovata di tipo mediatico, per mettersi al centro della cronaca non solo italiana ma europea, volendo propriamente Bergoglio sottolineare la cornice continentale nel quale deve essere inquadrato il fenomeno dei rifugiati.

Le ragioni del viaggio: molto politiche e poco umanitarie

La preminenza dell'aspetto politico e mediatico della visita del Papa rispetto a quello umanitario e pastorale è palese e lascia l'amaro in bocca. Il Pontefice ha visitato una terra in cui la popolazione autoctona vive una crisi economica che l'ha messa in ginocchio e che ha ormai assunto caratteri di emergenza umanitaria.

Il reddito delle famiglie greche è diminuito del 30% negli ultimi sei anni e la disoccupazione è al 25%. L’Unicef ha stimato in quasi 600.000 i bambini che vivono al di sotto della soglia di povertà (cioè circa il 40%) e più della metà di loro è malnutrito. Per le organizzazioni umanitarie che operano sul territorio nei quartieri più poveri circa il 90% della popolazione deve affidarsi alla banca del cibo ed alle mense dei poveri, in un Paese dove i servizi assistenziali e sanitari sono stati duramente colpiti dalle politiche di austerità imposte dall'Unione Europea medesima.

Cifre da guerra, ignorate dall'opinione pubblica europea, ma anche dal Papa, che non ha voluto spendere una parola sulla tragedia greca neanche nell'attraversare la loro terra.

Se io fossi stato un cittadino greco mi sarei indignato e offeso per l'ennesima volta, per l'essere stato trattato da cittadino di serie B anche da chi dovrebbe fare dell'universalismo un valore fondante.

Invece ci sono poveri che fanno share e altri meno. Alcuni di cui è facile parlare, altri di cui è scomodo. Vero, Francesco?