Ho letto le recenti dichiarazioni di Roger Federer volte ad incentivare una maggiore presenza di controlli nel Tennis per arginare il fenomeno del doping. Mi fa piacere che un personaggio così di spicco prenda certe posizioni in favore in uno sport più sano e mi piacerebbe chiacchierare con lui di un aspetto della lotta al Doping che mi ha sempre lasciato perplesso, e cioè la tendenza a biasimare l'atleta senza tenere in considerazione il peso che lo sportivo ha nella scelta delle sostanze da assumere e delle terapie da seguire.
Il doping nello sport ha ormai una storia decennale, condita purtroppo con svariati casi ecclatanti. Tutte le volte che un campione di uno sport è stato dichiarato colpevole di assunzione di sostanze dopanti, il tam tam mediatico è stato orchestrato in modo da crocifiggere l'atleta ma raramente si sono puntati adeguatamente i riflettori su chi fosse il vero artefice del mix di sostanze che lo sportivo di turno aveva assunto.
L'atleta che viene ritenuto colpevole è uno sportivo professionista che fin dalla giovane età ha dedicato un numero di ore estremamente elevato alla pratica del proprio e ad una serie di attività correlate (sedute di allenamento di vario genere, studio di tattiche e strategie, visite mediche, viaggi, studio delle lingue, ...).
Una persona con una vita di questo genere molto difficilmente riesce ad arrivare tra i 20 ed i 35 anni ad essere anche un esperto di medicina. La stragrande maggioranza degli atleti professionisti quindi, non decide certo di prima persona quali sostanze assimilare e quali terapie seguire a supporto della propria prestazione fisica ma si mette nelle mani di uno staff medico, spesso condotto da un luminare del settore.
Perchè allora quando viene scoperto un caso di uso vietato di sostanze si punta il dito verso l'atleta coinvolto ma non si fa quasi mai sufficiente menzione dei medici e delle strutture che lo hanno seguito e che sono quindi i veri responsabili degli intrugli utilizzati? Perchè sui giornali si parla con grande eco delle condanne inflitte agli atleti ma non si fa quasi menzione di cosa è successo allo staff medico?
Non voglio certo dire che l'atleta non abbia le sue colpe, anzi, sono radicale su questo: un vero sportivo non dovrebbe affidarsi a nessun supporto che non sia naturale. Proprio perchè si tratta di sport dovrebbe essere vissuto in un'ottica ben diversa da quella di voler prevalere a tutti i costi sull'avversario. Quando viene accertato un caso di doping è giusto che l'atleta sia in qualche modo sanzionato ma chi deve essere severamente punito è il medico che gli ha prescritto i farmaci e le terapie a cui l'atleta si è sottoposto. Allora vorrei che al prossimo caso eclatante di doping, giornali e giornalisti non si limitassero a mettere alla gogna l'atleta ma mettessero in prima pagina nomi, foto ed indirizzi dei medici e delle cliniche che hanno avuto in cura l'atleta e che poi riportassero adeguate informazioni sulle sentenze di condanna di questi delinquenti che si spacciano per dottori e che si nascondono dietro una parola nobile come "sport" ma trattano un essere umano come un motore a scoppio a cui devono far produrre più cavalli per più tempo.
Infliggendo pene sufficientemente severe ai medici ed alle strutture coinvolte (eliminazione dall'albo, multe salate, chiusura di strutture o reparti, ...) ed imponendo la pubblicazione di scuse sulle principali testate sportive si potrebbe ridurre notevolmente il numero di personaggi disposti a prescrivere sostanze vietate.