Ad aprile Il deputato Roberto Fico, presidente della Commisione vigilanzza RAI, ha presentato in un'affollata conferenza stampa il programma del MoVimento 5 stelle sull'energia.
I punti salienti possono essere tradotti così:
- 1) Sviluppare politiche che scoraggino uso di benzina e petrolio a favore della mobilità elettrica
- 2) Prediligere gli impianti di stoccaggio di energia domestici rispetto ai grandi impianti di pompaggio
- 3) Stop all' importazione di energia nucleare. E che questo flusso venga interrotto nell’arco di una legislatura
- 4) Spostare gli incentivi statali dalle fossili alle rinnovabili
- 5) Far tornare pubblici Terna o comunque l’azienda che ha la concessione per la trasmissione dell’energia elettrica
- 6) Utilizzare i terreni marginali, abbandonati, ex industriali per impianti destinati alla produzione di energia rinnovabile
- 7) La rete di distribuzione dell’energia deve essere partecipata dai cittadini e non privata
Il programma è sicuramente creativo, ma presenta delle notevoli stranezze.
Parliamo del petrolio per esempio. Cosa vuol dire scoraggiare l'uso di benzina? E l'eliminazione degli incentivi alle fossili? Quali sarebbero le conseguenze di tali scelte?
Facciamo un esempio: la Sicilia. Secondo i dati del 2012 della ricerca di Francesco David e Luciano Lavecchia, ricercatori della Banca d'Italia, circa il 75% del suo export regionale riguarda prodotti petroliferi. Lavorano in totale, considerato quindi anche l'indotto, circa 10000 dipendenti, generando 160 mln di euro di entrate tributarie e 16,6 di royaliy. La regione Sicilia, se fosse governata dai grillini, cosa farebbe in un settore così strategico?
Vuole sopprimerlo perché non è abbastanza verde? Vuole investire per migliorarne la produttività?
Il comparto petrolifero nel corso degli anni ha visto ridursi la forza lavoro, a causa della crisi economica, della concorrenza estera e dei costi burocratici esosi.
L'Antitrust suggerisce delle soluzioni per aiutare il settore degli idrocarburi e fa 3 proposte ragionevoli: abolizione della commisione consultiva regionale, eliminazione dell'obbligo di pannelli fotovoltaici per i nuovi impianti, riforma delle normativa relativa a orari e turni.
Il programma nazionale dei pentastellati se fosse applicato in Sicilia causerebbe chiusura di raffinerie, e probabilmente la chiusura delle imprese che lavorano direttamente e indirettamente nel settore dell'oil.
In una regione dove la disoccupazione tocca vette altissime, dove il manifatturiero è praticamente scomparso, siamo sicuri che sia una buona idea dare la mazzata finale all'ultima industria che resiste sull'isola?