La sconfitta del PD alle ultime elezioni del 4 marzo rimane un macigno quasi totalmente a carico delle spalle del rottamatore. La scelta di dare le dimissioni arriva dopo momenti di pensiero e di certezza, si quella certezza che né Di Maio e né il Centro-Destra avrebbe cercato un dialogo con la sinistra, sempre più dilaniata e divisa da dottrine troppo radicali e troppo moderate.

Renzi riparte da senatore del PD ma con in testa ancora quel grande progetto del “Partito della Nazione”, e quella nostalgia del grande partito che l’ha fatto avvicinare alla politica, la storica balena bianca che si è fatta rivedere con candidature al senato e alle regionali Lazio. La giovane età dell’ex premier porta a pensare che nulla è fermo o perduto, anzi è solo l’inizio di una veloce risalita, con quel +60% alle primarie che pesa molto.

Non solo idee politiche, ma anche fiducia per una persona che ha provato un cambiamento bloccato da svariate controversie. Con i vari Bersani e D’Alema fuori dalla ottica PD e passati ai radicali di sinistra con LeU, le figure politiche di reale spicco sono davvero poche, quindi sarà una lotta agguerrita tra i medi politici del centro-sinistra per accaparrarsi quella che rimane in ogni caso una figura e un partito politico che arriva al 20%.

Renzi va via solo sulla Carta, ma i fili del gioco in casa PD chi li tiene ancora?

Ma tornando al Futuro del Rottamatore, cos’è il Partito della Nazione? Il Partito della Nazione è più che un reale partito, un accordo che porta ad avere un largo 55/60% di seggi in parlamento, in poche parole, una grande alleanza tra Centro Sinistra e Centro Destra, un simil patto del Nazareno che però non punta a salvare il Governo ma a crearlo, un Governo.

Pensabile un simile progetto ora? No mai. Le regole del gioco le dettano i vincitori di questa tornata elettorale, e il pensiero del leader del M5s e del Carroccio è uno solo, mandare fuori dal Governo Renzi e il Pd. Tempo per tempo il Governo ancora non c’è, però forti segnali arrivano dai nomi che passano alla Camera e al Senato, un M5s e una Forza Italia, un chiaro segno che qualcosa sotto banco è già stato deciso, ruoli e partiti ben distribuiti con perno centrale Luigi Di Maio a braccetto di Matteo Salvini, una camera e 1 o 2 ministri già vicini a Forza Italia.

Verrebbe da dire non manca più nessuno, invece, il Pd?

Unica e sola strada percorribile: pesante opposizione. Per questa legislatura il Centro Sinistra rischia di essere solo un partito che porterà la sua protesta in parlamento, ma nulla di più.