Dopo la pesante sconfitta elettorale il Pd prova la salita sul carro dell'Aventino. Forse l'aventino è la scelta più estrema ed isolazionista, ma essere rimasti fuori dalla partita sulle presidenze delle Camere sarà un passaggio salutare per il partito: immaginatevi la discussione interna che sarebbe rifiorita, oppure l'indignazione di alcuni giornali per la legittimazione istituzionale dello sconfitto. La linea del "tocca al loro" appare prevalente. Questa opzione prevarrà anche nei prossimi giorni? Probabilmente sì.
Secondo alcuni retroscena sarà molto probabilmente il 3 Aprile la data di inizio delle consultazioni al Quirinale.
I dem continuano a ribadire la loro posizione che li vede proiettati verso l'opposizione. Molti dirigenti comunque non hanno ancora archiviato l'opzione che vede il Pd giocarsi la carta del supporto a un governo grillino, ed è proprio da qui che potrebbe riaprirsi una nuova partita tutta interna al Pd, l'ennesima. Il rafforzamento dell'asse Di Maio-Salvini che li vede entrambi traghettati verso Palazzo Chigi dovrebbe spingere i dem alla "pausa armata". Martina sta provando a tranquillizzare le acque attraverso una gestione collegiale che potrebbe durare più del previsto: potrebbe far comodo al partito un prolungamento di gestione in mano all'ex ministro dell'agricoltura. Per metà aprile, una volta conclusa la partita del governo, si aprirà quella interna al Pd per la segreteria.
L'assemblea PD riconferma Martina?
Come detto, l'assemblea dem potrebbe riconfermare Martina e rimandare la resa dei conti all'autunno 2018, in vista dell'importante appuntamento elettorale con le europee 2019. Nel Pd la situazione è ancora incandescente, basta un nulla per arrivare agli screzi: nei giorni delle trattative sulle presidenze delle Camere si è assistito ad un battibecco tra il reggente Martina e l'ex segretario Renzi con quest'ultimo che accusava il ritorno al comando dei "caminetti".
Il tutto si è subito risolto, ma quanto successo basta a rappresentare al meglio la situazione interna al partito.
La scelta naturale ed obbligata per il Pd è quella dell'opposizione. L'appoggio ad un governo politico pentastellato sarebbe un suicidio, e vedrebbe il Pd completamente risucchiato nell'agone grillino. L'assunzione di responsabilità attraverso un periodo di sana minoranza parlamentare non viene assunta esclusivamente per tutelare gli interessi del partito, ma anche nei confronti del paese: è chiaro che il Pd è il grande sconfitto delle elezioni del 4 marzo, la bocciatura dell'elettorato nei suoi confronti è stata molto chiara, come potrebbe ripresentarsi ora alla guida del paese?