In diverse sere durante il corso dell'anno, nel quartiere Aurora, si cerca di intervenire prevalentemente su fatti di droga, ma senza molti risultati, anzi, quasi nulli. Ad esempio, il Lungo Dora Napoli, corso Vercelli e parte di corso Giulio Cesare mostrano una concentrazione di spacciatori allarmante. Camionette della polizia arrivano di sera con l’intento di portar via più spacciatori possibile, circondano la zona interessata a sirene spiegate, ma la maggior parte dei malviventi e dei tossicodipendenti riescono a scappare.

Questi eventi danno un tocco di speranza agli abitanti della zona, che però non dura molto. Poche ore dopo la retata, infatti, spacciatori e drogati vengono fuori dai loro nascondigli, per occupare nuovamente il loro “posto” nella zona e togliendo la libertà di movimento agli abitanti di quei luoghi, continuando ad importunare i passanti in tutti i modi. Bisogna decidere se uscire o meno ad un certo orario della sera per paura di imbattersi in qualcuna di queste persone, si può dire che si arriva ad essere dipendenti dai loro comportamenti, manca la sicurezza e soprattutto la libertà.

La libertà di uscire a qualsiasi ora della notte e sapere che, al proprio ritorno, non si troveranno dei tossicodipendenti in preda ad un malore sul proprio pianerottolo o nell’atto stesso di drogarsi, o ancora di passeggiare senza rischiare di essere colpiti da una bottiglia di vetro rotta durante una rissa tra due spacciatori.Una situazione analoga è accaduta lo scorso settembre in corso Giulio Cesare angolo via Camino, ad un passante colpito alla mano e portato subito in ospedale dove gli sono stati messi alcuni punti di sutura.

Tuttavia, brutti episodi non si verificano solo di sera o di notte, ma anche in pieno giorno, quando si possono ammirare le aiuole decorate da molteplici siringhe usate, e non solo. Se si è fortunati, mentre si passeggia sul Lungo Dora, si può incappare in una persona o più mentre si bucano, ovviamente senza provare nessun tipo di vergogna ed interesse verso i passanti, soprattutto verso i bambini. Oltre a buttare in ogni dove siringhe, lasciano sul marciapiede o sulla pista ciclabile fazzoletti o cerotti imbevuti di sangue, facilmente calpestabili da chiunque.

C'è una soluzione?

La soluzione non è solo l'allontanamento del tossicodipendente, certamente non in altre zone più degradate. Il carcere, inoltre, non risolverebbe il loro problema, ma lo aumenterebbe.

L'aiuto migliore, piuttosto, si verifica in apposite strutture chiamate “stanze del buco”. In questi luoghi è possibile consumare droghe pesanti con mezzi sterili, con la supervisione da parte di personale competente medico e infermieristico. Presenti anche assistenti sociali e psicologi preparati a fornire qualsiasi informazione possa essere utile e che, nel caso si decidesse di smettere, possono dare tutto il sostegno disponibile perché ciò avvenga. Questi luoghi forniscono servizi igienici e anche cibo. Uno studio svolto a Vancouver (nel 2012) rivela che le iniezioni fatte al di fuori delle stanze del buco si sono ridotte del 50%.

Si possono trovare 5 stanze del buco in Norvegia, una a Parigi, 12 in Svizzera, 31 nei Paesi Bassi, 12 in Spagna, 24 in Germania, una in Lussemburgo, una in Norvegia, una in Canada e due a Sidney.

L’Italia come al solito si lascia attendere. Speriamo non troppo. Per quanto riguarda gli spacciatori, in carcere dovrebbero essere accompagnati verso un percorso rieducativo e non portati sempre più alla delinquenza, sia dentro l'istituzione che fuori. Serve un percorso di accompagnamento formativo-lavorativo e sociale.

Il ruolo dei cittadini

Questo quartiere di Torino è caratterizzato anche da eventi positivi che contrastano proprio i primi descritti sopra. Diverse associazioni come “Amici di Aurora Social Street” e “Associazione per la Riqualificazione del Quartiere” attraverso l’antirazzismo, la socialità e la cultura si occupano di riqualificare e valorizzare la zona. Tali realtà vogliono rendere gli spazi di tutti organizzando feste nei luoghi di spaccio, cercando di pulire luoghi lasciati a loro stessi unendo gente di ogni età ed etnia.

La società difende e cura il suo quartiere al meglio, ma molto spesso non basta. Ora tocca alle istituzioni che non hanno fatto tutto il necessario per rendere questo posto un luogo dove sentirsi liberi e rispettati.