Il destino, o Fato, è quella cosa con cui ogni creatura vivente deve misurarsi senza possibilità di scampo; è il giogo, con cui è etimologicamente imparentato, a cui una serie di circostanze ci lega per spingerci in una direzione obbligata al fine di trasformarci in qualcosa di completamente inedito, un unicum irripetibile. Nel bene e nel male. Spesso, senza rimedio.

Ieri sono apparse due notizie che, pur essendo diametralmente opposte, offrono entrambe validi spunti di riflessione sull'argomento.

La morte di un italiano a Dauin, Filippine

La prima riguarda Andrea Guarniero, un imprenditore padovano di 49 anni assassinato nella sua casa a Dauin senza un motivo apparente. Il suo sogno era andare a vivere in un paese tropicale e aprire un resort, dove accogliere amici e parenti. Era dal 2014 che viveva con la moglie filippina e il figlio sull'isola di Negros. Dopo essere stato raggiunto da tre colpi di arma da fuoco e un'inutile corsa in ospedale, è deceduto. La polizia, al momento, non si pronuncia su nessun possibile movente. La vicenda di quest'uomo, che perde la vita nell'attimo stesso in cui aveva praticamente coronato il suo sogno, è decisamente emblematica ed esemplare riguardo ai disegni della sorte.

Spegnere le luci e illuminare le tenebre

Ieri alle 20:30 si è celebrata la 13esima edizione dell'Ora per la Terra organizzata dal Wwf per sensibilizzare la gente al problema fondamentale: la sopravvivenza del pianeta, e quindi la nostra. In un mondo in cui a Pechino guardano il levar del sole attraverso un maxischermo, le malattie rare aumentano esponenzialmente, il deserto prende il posto di fiumi e laghi, l'inquinamento compromette irrimediabilmente il cibo che mangiamo e l'aria che respiriamo, questo ha tutta l'aria di essere il classico conto alla rovescia prima della fine. La cosa che fa comunque ben sperare è il movimento di giovani che, convergendo da tutte le parti del mondo, ha finalmente fatto sentire la propria voce al riguardo, richiamando gli adulti alle loro responsabilità.

Che siano in grado di invertire la sorte?

Il tempio di Ananke

Per farsi un'idea dell'approccio che avevano nell'antichità sull'argomento, può essere utile un richiamo al tempio di Ananke, antica dea del Destino. Pare che a Corinto, prima del terremoto devastante del 70 a.C., vi fosse un tempio dedicato a questa divinità ancestrale: completamente privo di statue e di altari, era del tutto spoglio di immagini e di segni di qualsivoglia devozione. Il che è logico: il destino non può avere un volto, ma ne avrà molteplici per ciascun uomo come per la comunità in cui vive; il fato è praticamente tutto ciò che contribuisce a plasmarci come persone, a cominciare dal nome. Nomen omen, dicevano i latini: un nome, un destino.

Amara conclusione

Che cosa fa di un uomo un santo o un assassino? Un magnate dell'industria o un mendicante? Chi può dirlo, visto che la storia di ciascuno è un libro a sé, e che nell'ordinato caos in cui viviamo i soli fondamentali della vita che ci è dato avere (e a qualcuno mancano anche quelli) sono i nostri personalissimi natali?