Prima le speranze, poi le conferme. Il giorno che segue il voto per le europee ha fornito dati tutto sommato prevedibili per le posizioni, assolutamente inaspettati per le proporzioni. Gli exit pool davano un Pd vincente intorno al 34%, ma nessuno, nemmeno Matteo Renzi poteva aspettarsi un risultato così clamoroso. Il Movimento 5 Stelle, che ancora tanti confondono con la persona di Grillo, torna a casa con una delusione cocente, un 22% che distrugge le speranze di sorpasso, nonostante si posizioni come seconda forza politica del Paese.

Un Berlusconi che fa una campagna elettorale a mani legate arriva praticamente da solo al 16% (il massimo, a suo dire, in queste condizioni), mentre Alfano ancora trema sulla soglia di sbarramento. Tsipras (che stravince in casa) arriva al 4%, e così via con in partiti minori. Analizziamo dei dati e dei comportamenti, per capire cosa queste elezioni possano dirci:

1. Ha vinto un programma, un partito, o semplicemente un volto carismatico?

2. La batosta del M5S va analizzata, perché, nonostante si confermi una delle prime forze del Paese, esce ridimensionata e necessita di un'autoanalisi approfondita se vuole aspirare alla guida, anziché al controcanto dell'opposizione.

3. L'italiano è un cittadino maturo per una cosa seria come il voto?

4. Abbiamo capito che si trattava delle elezioni europee o ci siamo confusi con le politiche?

Senza fare il moralizzatore, sarebbe necessario capire come gli italiani si siano preparati al voto. "L'Espesso", e altri periodici quanto alcuni quotidiani, pubblicarono interviste casuali a cittadini vari per sapere chi avrebbero votato e soprattutto perché. "Ma.. non so sono indeciso", "Voto lui perché è simpatico", "Voto lui perché è il presidente, forza Milan", "Voto l'altro perché grida", "Voto caio per gli 80 euro". Non credo serva un'analisi meticolosa per capire che la maggioranza degli italiani non si curata di informarsi, di capire i programmi, di conoscere i candidati.

Molti giornali riportano un'esternazione di Renzi, che ha affermato, a ragione, "É la mia vittoria"; e fa benissimo a dirlo, è proprio la sua. Il voto dei democratici è arrivato a Matteo Renzi, quello di protesta a Beppe Grillo (che, dopo un anno e mezzo ancora non è stato capito, non è candidato), e il voto di destra a Silvio Berlusconi (che sarebbe, teoricamente, interdetto e fuori dalla politica). Eppure si trattava delle elezioni europee, o no? Non dovevamo eleggere un Premier, ma persone e un programma valido da portare in Europa nel semestre europeo. La sensazione è invece stata quella di un Paese che ha votato per il governo di casa propria, dando la preferenza al leader che più li ha conquistati.

Gli 80 euro hanno un qualche peso? Sinceramente ne dubito (anche se non posso escluderlo), ma è certo che in notissimi casi il voto è pilotato da esaltazione, pancia e, in alcuni casi, da ignoranza e passività. Io capisco benissimo che la stampa italiana sia di scarso livello (non mancano eccellenze, ma la faziosità è la prima regola, sebbene a scuola insegnino che l'imparzialità sia la prima regola del giornalismo), e che informarsi correttamente sia un lavoro arduo, e semi-impossibile a volte, ma non è possibili sentire ancora persone che votano Berlusconi perché ha riportato Kakà al Milan, o qualcuno che vota Renzi perché è di Firenze e promette 80 euro, o Grillo perché grida. Così come non è possibile non votare M5S perché Grillo è un dittatore, non votare Berlusconi perché è il presidente del Milan e noi non tifiamo il diavolo, o non votare Renzi perché lo dice la mamma.

É fondamentale votare con coscienza, qualunque cosa si voti. Mi scopro: sono anti-berlusconiano, ma trovo molto più sano per la democrazia (volente o nolente, è il sistema più democratico che ci sia, come direbbe Gaber, e finché c'è va mantenuto sano), un cittadino che vota Forza Italia per il suo programma (e non perché è Berlusconi, e basta), piuttosto di qualcuno che vota Pd per gli 80 euro, o per Grillo per volontà di essere ribelle per il mero gusto di esserlo. Ognuno ha la sua idea, basta che l'abbia. Il comico genovese non sbaglia quando dice che la classe giornalistica andrebbe "processata", e spero che la categoria maturi per far maturare anche il cittadino (la Svizzera ha rinunciato ad un aumento di stipendio perché ha capito che sarebbe equivalso a meno posti di lavoro; in Italia, con le dovute differenze, avremmo fatto questo ragionamento?).

Pd 42% - Non ci sono più scuse

É la vittoria di Matteo Renzi. Ha vinto un volto giovane, ha vinto la (per ora virtuale) rottamazione, ha vinto un leader che ha goduto del fattore novità del quale aveva goduto il Movimento5Stelle alle elezioni politiche. Ha vinto anche un buon programma, ed una politica tutto sommato nuova, ma più rassicurante del diretto avversario. Come detto, il voto è stato molto scambiato con le elezioni politiche, dunque questo risultato va da leggersi come un consenso immenso per il nuovo Premier, che potrebbe persino cavalcare l'onda e consacrarsi con le elezioni anticipate, legittimando la sua posizione. Il 42% è una maggioranza importante, specie se dovesse replicarsi in patria, e, tutto sommato, non si tratta di un fatto negativo. Una maggioranza che ricorda i tempi della DC, prospetta una situazione di non-immobilismo, propria di quelle dove tutti i partiti perdono, e tutti vincono intorno al 24/25%. Se anche in Italia la maggioranza dovesse essere simile, Matteo Renzi non avrebbe scuse, potrebbe muoversi e sarebbe l'artefice del suo operato, senza più un'inconcludenza politica nella quale tutti possono nascondersi, nel minestrone delle larghe intese. Nella speranza di non sfigurare in Europa e "#cambiareverso", potremmo forse auspicare che l'Italia ritrovi una maggioranza forte con un'opposizione altrettanto determinata. Le responsabilità sarebbero, se non altro, più rintracciabili, e il Pd si trova costretto a ben operare per non crollare a favore di un'opposizione che ieri ha fin doppiato.

Movimento 5 Stelle 22% - Una sconfitta, nessun sorpasso, centomila riflessioni

Il Movimento è nato da poco, e parlare di sconfitta fa ben capire l'impatto clamoroso della protesta, e lo scetticismo nei confronti della vecchia politica che rappresenta ancora il 22% dell'elettorato.

Sono passi indietro, anche se parliamo della seconda forza del Paese. Dove vanno ricercate le cause di questo flop? A mio avviso sono tre i punti focali: la paradossale inesperienza oratoria di Grillo (che non ha tutte le colpe, anzi), l'incomprensione di base di certi elettori del M5s che alle politiche avevano totalmente frainteso il senso del partito (non me ne vogliano i militanti, uso il termine per non cadere in ripetizione), ed una stampa che, anche quando ha dato spazio, ha completamente fatto fraintendere toni, programmi e rappresentanze. Prima incomprensione: Grillo non è un candidato. Il Movimento è pieno di ragazzi inesperti e alle prime armi, specialmente in fatto di oratoria, e senza la rappresentanza carismatica di un personaggio che urla e sbraita (certamente dominato dalla passione e dal pathos che il palcoscenico e la cosa pubblica comportano), avrebbero ottenuto molti meno voti.

D'altra parte il ruolo del comico genovese è quello di dare ai suoi ragazzi la pari visibilità che due comunicatori doc come Berlusconi e Renzi sanno conquistarsi da soli. Grillo, a mio avviso, ha sbagliato in una cosa: il suo tono è aggressivo, col mordente, in linea col Movimento, ma questo andava bene alle prime politiche. In forza di un consenso inaspettato quanto ampio, avrebbe potuto abbassare i toni, parlare con la calma di chi sa di avere seguito, senza venir meno alla passione che lo ha contraddistinto. Purtroppo per lui la stampa lo dipinge come il dittatore, l'epuratore, e fa bene ad accusare i giornalisti di questo. Ma, e qui si vede palesemente che non v'è esperienza politica e furbizia machiavellica, invece di attaccare la stampa avrebbe dovuto togliere loro il nutrimento, non dargli motivo, o dargliene meno, di attaccarlo.

Perché i nostri giornalisti, nel rigirare, sono maestri: ed ecco che da un attacco come "La stampa è faziosa", il messaggio che passa è "Ci vogliono imbavagliare, benvenuta dittatura". Cosciente di questo, avrebbe fatto bene a giocare d'anticipo, visto che sapeva che i giornali fanno coincidere il Movimento con la sua persona, sebbene non sia realmente così. Secondo: alcuni elettori hanno abbandonato M5S per assenza di programma e mancata alleanza col Pd. Il programma, che può essere condiviso o meno, c'è; l'alleanza col Pd non è prerogativa di un movimento che tiene, per identità, a staccarsi dalla politica marcia. Se in una campagna elettorale si espone questa volontà, non si può biasimare di non aver mantenuto la promessa; se si fosse voluta un'altra strategia sarebbe stato sufficiente mettere una croce su un altro simbolo (e ancora, l'immaturità di chi si lascia trasportare dal dantesco vessillo ed è pervaso dalla pigrizia ad informarsi).

Renzi ha poi goduto di una stampa palesemente a favore, che altro non ha fatto che porre la domanda "Ma i grillini cosa fanno in Parlamento?". Senza tante dietrologie o schieramenti, è stata proprio la Presidentessa della Camera, che certo non nutre simpatie per i pentastellati, a dire che tanti di loro in silenzio e senza tanti riflettori lavorano al banco per migliorare leggi e Paese. Nonostante la propositività, una delle prerogative del Movimento era comunque l'anti-politica, l'opposizione che, se si ha un po' di onestà intellettuale, è risorta proprio con i nuovi arrivati. L'opposizione, già. A mio modo di vedere per il M5S si tratta di una sconfitta che fa sorgere delle riflessioni, ma che li delega al ruolo che forse meglio concerne loro.

Alla guida del Paese le pressioni mediatiche sarebbero infinite, l'inesperienza potrebbe farsi sentire, e in caso di fallimento svanirebbe un movimento politico che, per la sua determinazione nel fare una sana opposizione, non merita di sparire, specie perché è innegabile che costringe tutti ad ingranare una marcia più alta. Sarei curioso di vedere un Governo a Cinque Stelle, ma credo anche che una situazione che prospetta una maggioranza forte contro un'opposizione coesa e determinata possa essere di aiuto, se non altro per uscire dall'immobilismo e dalla mistificazione delle responsabilità. E Renzi si troverebbe obbligato a ben operare, se non vuole crollare lasciando il posto agli odiati rivali.

Forza Italia 16% - La fine del berlusconismo?

In Italia si è creata una strana tendenza che dice: Destra = Berlusconi. Berlusconi ha rappresentato un movimento diverso, ovvero il berlusconismo. L'ex Cavaliere ha fatto una campagna elettorale nonostante l'interdizione, ci ha messo la faccia ed ha comunque ottenuto un risultato, seppur indicatore di un irrefrenabile declino. Perché in Italia c'è Berlusconi e non la destra? Perché la destra, penosamente rappresentata da Alfano, ha perso. Ha perso contro la sinistra e contro Berlusconi. L'età, in ogni caso, avanza, e anche le doti carismatiche, accompagnate da processi infiniti (persecuzione c'è, golpe pure, ma quasi nulla può distogliermi dal pensiero che si tratta di un evasore e di uno dei maggiori responsabili di questo declino) vengono meno.

Berlusconi è stato comunque abbandonato, seguito per lo più dagli irriducibili, che ormai hanno giurato lealtà di fronte a qualsiasi scandalo. E se in Germania un politico si dimette per l'accusa (non ancora dimostrata) di aver copiato ad un esame, noi ci troviamo con un personaggio pluripregiudicato e, peggio di tutti i suoi capi d'accusa, tutti i personaggi pluripregiudicati che ha candidato e fatto salire al potere. Quel che rinfaccio al Cavaliere, più dei suoi misfatti, presunti o meno, è di essersi creato un harem di delinquenti intorno, di aver creato un sistema cortigiano, dove i favori e la speranza di riceverne hanno contaminato la politica ("Abbiate paura dei suoi premi, non delle sue punizioni", diceva Montanelli). Berlusconi, magistratura o non magistratura (non ha mai passato molto tempo nei tribunali, fisicamente), possedeva un potere mediatico e di consenso immensi. Avrebbe potuto, nella sua condizione, prendere per mano il Paese e renderlo grande, appena uscito da Mani Pulite. Avrebbe avuto i supporto di tutti, e, nonostante la potenzialità immensa, non si è sfruttato, raccontando e prendendo in giro. Tutta l'influenza ed il potere sono stati finalizzati a leggi per sé, quando almeno un po' di tempo si sarebbe potuto dedicare al paese che giurò di amare nel 1994. Anche la vicenda Ruby: io capisco che tanti siano opinionisti da Barbara D'Urso, ma posso assicurare che se si fosse trattato di una vicenda che avesse colpito un Berlusconi diverso, un Berlusconi che avesse fatto il bene del suo Paese per vent'anni, tanti sarebbero stati disposti persino a passarci sopra. Pensi che peli sullo stomaco abbiamo! Nulla di tutto questo, tutto un potere mediatico e consensuale non sfruttato, pensi che bell'Italia avrebbe potuto creare. Questo, Cavaliere, non si può perdonare*.Il 16% attesta, comunque, in declino preannunciato. L'eredità passerà a Marina o vedremo una destra che risorgerà e si staccherà dalla tradizione ventennale?

Lega Nord 6% - Lega Sud?

La cura Salvini ha funzionato, il leader del Carroccio ha ottenuto un grandissimo risultato, ammicca a Le Pen, e si gode la rivincita. Un dato è molto particolare: una buona parte di elettorato viene dal Sud. Paradossale, no? Salvini ha colto lo spirito dell'elezione, e ha abbandonato le armi della diaspora Nord vs. Sud, per trovare il nemico comune nell'immigrato scroccone, nell'immigrato senza lavoro e clandestino, il tutto farcito da una campagna completamente anti-euro. In quel di Lampedusa le parole dell'altro Matteo devono essere sembrate sante, e se si tratta di una strategia, va un plauso a Salvini per l'intuizione. Per la Lega si tratta di un ottimo risultato, ora non resta che sedersi di fianco a Marine nel banco degli euroscettici e vedere come andrà. L'incognita per un partito che con Salvini si è ritrovato resta: quando si tornerà ai confini nazionali, il risultato sarà lo stesso?

Ncd-Udc 4% - Un fallimento senza appello

Il partito dei "traditori" si presenta alle elezioni mettendo le mani avanti ("Siamo nati da 5 mesi"), e forse cade meno burrascosamente perché non ha fatto precedere proclami. Il partito di Alfano sembra la panchina di Forza Italia, la squadra riserve e, come presumibile, prende una batosta che non necessita di troppi commenti. Ancora sulla soglia dello sbarramento resta in bilico la sua partecipazione al Parlamento Europeo.

Tsipras 4% - Sospiro di sollievo, soglia passata. Ma la vera vittoria è in casa

Alexis Tsipras raccoglie il 25% in casa e supera, seppur di poco, la soglia di sbarramento. In Grecia l'avvento dei neonazisti (9%) rovina la festa, ma lui si dice la giusta alternativa a questa ombra che comincia a spaventare.