Esisteva! C'è poco da obiettare, lo dice una sentenza. Eppure qualche dubbio rimane. Non perché la sentenza risulti scomoda, o non appagante, ma perché sembra impossibile smontare un sistema in anni di processo e poi riuscire a rimontarlo in men che non si dica in una motivazione di un altro processo.

I tempi sembrano simili alla ricostruzione della casa del Grande Fratello (con buona pace di chi a L'Aquila aspetta una casa dal 2009). Ed è pure più grossa di prima, con affreschi restaurati ed esposti, nonostante si siano passati anni per dimostrare che si trattava di semplice carta da parati.

Ma la sentenza parla chiaro: sono sette gli anni condizionati dal sistema Moggi, dalla stagione 1999/2000 fino alla stagione 2005/2006. E vediamoli nel dettaglio, questi anni.

La Juventus, nel suddetto periodo, ha vinto quattro titoli italiani (due revocati) e perso una finale di Champions League con il Milan (il Pallone d'Oro Nedved, evidentemente aiutato da BigLuciano, mancava per squalifica, dopo un'ammonizione per fallo veniale su McManaman; ma siamo in Europa, lì Moggi non può agire).

Partiamo dal 1999: l'inaugurazione del sistema Moggi. Per non sfigurare con gli invitati, avrà organizzato una vittoria col botto. E invece no: la Juventus perse lo scudetto all'ultima giornata, a favore della Lazio, dopo la decisione di Collina (che si dichiarerà tempo dopo laziale, ma sono minuzie) di far giocare la famosa partita di Perugia (se la cercate su Youtube, potreste confondervi con la pallanuoto).

Il primo anno è andata male. Pazienza. Il rodaggio.

Approdiamo così alla stagione 2000/2001, bisogna rifarsi! Vince la Juve, ovviamente? Eh no, qualcosa va ancora storto. Qualcosa va storto precisamente nella partita Juventus-Roma, che terminò 2-2 e che fu una tappa importante del cammino giallorosso alla conquista della scudetto.

La Juve conduceva 2-0, quando un giovanotto giapponese, Nakata, fece l'ingresso in campo e spezzò in due la partita: segnò quasi subito, e la ribattuta di Montella per il pareggio ebbe origine da un suo tiro. Qual è il problema? Un giocatore ha fatto la differenza, è bravo. Vero, peccato che il ragazzo fosse un extracomunitario, e che per schierarlo in campo servì una legge ad copias ("a squadre", perdonate l'inventiva) per salvare in corner lo scandalo passaporti che coinvolgeva tutte le grandi, meno la Juventus, che non acquistò extraeuropei (in fondo Moggi aveva altri affari da gestire, questi furterelli li lasciava ai dilettanti).

Finalmente nel 2001/2002 il lavoro rende i suoi frutti: la Juventus vince lo scudetto. Come lo vince? Chi segue il calcio avrà ben a mente la data del 5 maggio 2002, nella quale l'Inter, prima ed artefice del suo destino, decise di fare harakiri in casa della Lazio, perdendo 4-2, consegnando il titolo nelle mani della Cupola, che vinceva 0-2 (grazie all'arbitro, ovviamente) ad Udine, e classificandosi addirittura terza, alle spalle della Roma (bella sceneggiatura, non trovate?). Naturalmente Poborsky faceva parte dell'organizzazione, e segnò due gol per agevolare Moggi. Far vincere comodamente la partita all'Inter come pregava Materazzi ("Ma cosa v'importa?"), invece, sarebbe stato un fatto di buona educazione.

Maleducati. Il campionato successivo chi lo vince? La Juventus ovviamente, lasciando l'Inter a -7 e raggiungendo la finale di Champions League che il Milan vincerà ai rigori. Ovviamente il raggiungimento della finale fu un caso fortuito. Lo scudetto no, quello fu proprio comprato.

L'anno dopo vinse meritatamente il Milan, per poi arrivare alle due stagioni incriminate (2004/2005 e 2005/2006), dichiarate, a onor di cronaca, regolari in un processo. Ma cosa vuoi farci? Questi giudici gobbi sono proprio irrecuperabili.

Come commentare la motivazione, questa ricostruzione in tempo lampo di un sistema che copre con uno slogan tutto il resto? Con le solite conclusioni, peraltro veritiere: ha rubato solo la Juventus, le prove sono schiaccianti, ora il calcio e pulito. Ora però silenzio, comincia il Grande Fratello.