Il Vaticano si unisce ai Paesi che riconoscono lo Stato della Palestina. L'ufficio stampa della Santa Sede ha annunciato l'imminente firma di un trattato bilaterale che definisce la Palestina come Stato indipendente. Si tratta di un gesto politico molto significativo, che plasma ufficialmente un impegno che il Vaticano aveva già assunto durante la sua visita, lo scorso maggio, in Terra Santa.
Il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, Antoine Camilleri, ha annunciato la firma di un trattato bilaterale che prevede il riconoscimento di "due Stati" per incentivare e contribuire una rapida soluzione del conflitto in Medio Oriente.
L'annuncio dell'accordo coincide con la conferma che il Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Mahmud Abbas, sarà ricevuto da Jorge Mario Bergoglio in concomitanza con la canonizzazione di due suore nate nel territorio palestinese. Anche se il Trattato porrà le basi per regolare solamente gli aspetti essenziali della vita e dell'attività della Chiesa cattolica in Palestina, è innegabile che l'iniziativa della Santa Sede avrà ripercussioni "significative" sul piano politico.
L'accordo potrebbe aiutare i palestinesi a vedere istituito e riconosciuto il proprio Stato come indipendente, sovrano e democratico, in pace e sicurezza con Israele e gli altri Stati confinanti.
L'orientamento della Santa Sede, per la verità, non è nuovo. Il Trattato è figlio di un vecchio accordo raggiunto nel febbraio 2000 tra la Santa Sede e l'Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), con cui il Vaticano aveva già stabilito relazioni diplomatiche fin dal 1994. Nel novembre 2012, quando le Nazioni Unite hanno riconoscono la Palestina come "stato membro osservatore", il Vaticano aveva rilasciato una dichiarazione accennando alla soluzione dei "due Stati" per risolvere il conflitto israelo-palestinese.
La notizia della imminente firma dell'accordo con la Palestina giunge dopo che Papa Francesco ha ricevuto il presidente di Cuba Raul Castro. Le dichiarazioni e le iniziative del papa dimostrano sempre più che il suo significativo ruolo politico e diplomatico può determinare gli equilibri nel mondo, con l'uso di messaggi forti e invitando tutte le parti che vivono in conflitto verso il dialogo, quale unico mezzo di pace. Non a caso, in occasione della sua visita a Roma a marzo 2014, lo stesso presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva sottolineato che: "La sua è una voce che il mondo dovrebbe ascoltare."