Piccoli comuni sul piede di guerra. Fiaccati dai continui tagli e stanchi di fare gli esattori per lo Stato centrale, molti sindaci – da Nord a Sud – hanno deciso di serrare simbolicamente, oggi 2 ottobre, il portone dei propri municipi.
La singolare iniziativa, battezzata subito “Comune chiuso per tagli”, è promossa dall’Anpci (Associazione nazionale piccoli comuni italiani), e vede in prima linea Gianfilippo Mignogna, sindaco di Biccari, in provincia di Foggia.
Un piccolo borgo di 2.800 anime che si è visto trasferire dal Governo di Roma la modica cifra di 15mila euro. Una vera e propria miseria che – secondo il primo cittadino – metterebbe a rischio i servizi essenziali da erogare ai propri cittadini.
“Lo Stato umilia i piccoli Comuni – scrive sul suo blog il battagliero Mignogna – con trasferimenti ridicoli e con provvedimenti vessatori costringendo i sindaci a diventare i suoi esattori sul territorio. Per questo, abbiamo deciso di dare un segnale forte alla nostra cittadinanza e all’opinione pubblica. Avanti di questo passo, non resta che chiudere i municipi, per davvero”.
A preoccupare il giovane sindaco c’è, poi, l’annuncio del Presidente del Consiglio Renzi di abolire Imu e Tasi, che nelle casse del comune pugliese portano circa 400mila euro, di cui una parte però viene trasferita allo Stato centrale.
La gabbia del Patto di stabilità
Non solo. A peggiorare la situazione c’è il famigerato Patto di stabilità, che vincola anche i Comuni virtuosi e oculati a un tetto di spesa. Tradotto: soldi in cassa congelati e meno investimenti pubblici.
Di fronte a tutto ciò, Mignogna non ci sta e lancia un appello direttamente al governo, “affinché interrompa immediatamente questo stillicidio di norme, vincoli, patti e tagli che sta sfiancando gli enti locali e il territorio”.
Sindaci di protesta e di proposta. E così dopo lo sciopero civico di oggi - sarà un autunno caldo su molti fronti - l’appuntamento è ad Amatrice, in provincia di Rieti, per elaborare tutti insieme una legge di iniziativa popolare in difesa dei piccoli comuni.