Seconda ed ultima parte dell'intervista al candidato sindaco Enrico Lobina, che col suo progetto Cagliari Città Capitale, si presenta alle elezioni amministrative del capoluogo sardo in programma il prossimo giugno. Parliamo di turismo, di emergenze abitative e infine di cultura.
"Il turismo è uno degli aspetti fondamentali della città. Non è pensabile che un’isola al centro del Mediterraneo non abbia collegamenti aerei e navali adeguati come qualsiasi altra isola del mondo.
E di questo sono responsabili chi governa in regione e chi negli enti locali non ha fatto nulla per trovare soluzioni adeguate. Vi sono una serie di interventi da fare per far sì che i turisti rimangano felici della loro permanenza in città e la prolunghino. Stiamo parlando di infrastrutture: un albergo al posto dell’ex ospedale marino, un nuovo ostello in città, inoltre chi si occupa di turismo deve essere debitamente formato. Il quartiere Villanova nel 2004 aveva 7/8 attività tra b&b, affitta camere e case per le vacanze. Ora sono 87. Dobbiamo metterle in rete e fare sistema, in modo che l'offerta risulti sia quantitativamente che qualitativamente superiore alla media delle altre città italiane ed europee.
Ma è pensabile che a Cagliari, città di mare, non ci sia un posto dove si possa conoscere e gustare la cultura gastronomica, con un rapporto di vendita a km 0?".
Le priorità di Enrico Lobina sindaco
"In questi anni ho presentato diverse proposte sulla povertà estrema e sulla questione abitativa, ma non vi è stata alcuna attenzione da parte della maggioranza del Partito Democratico. Il nostro obiettivo è azzerare le graduatorie dell’edilizia residenziale pubblica, arrivando in 5 anni alla costruzione di 500 nuove case assegnabili a diverse categorie di persone. AREA ha decine di milioni di euro destinati alla città di Cagliari che non vengono spesi, perché nessuno si lamenta di questo problema.
C’è un istituto chiamato auto-recupero che viene praticato in tante città italiane: se esiste uno stabile che deve essere ristrutturato ma non ci sono i soldi, chi poi ci andrà ad abitare si accollerà l'onere della ristrutturazione. Esistono tutte le ex servitù militari che potrebbero dare risposte alle persone che hanno bisogno di locali per i motivi più disparati. Il comune di Cagliari neanche riesce a spendere i fondi statali per il contributo statale riservato ai casi di morosità incolpevoli".
"Tutte le attività istruttive e formative devono porsi l’obiettivo di andare ad impattare su quella parte di popolazione che non usufruisce di politiche culturali. Questo oggi avviene con difficoltà, anche perché non c’è in tal senso un adeguato progetto in città.
Cagliari Città Europea della Cultura del 2019 ha fallito perché non c’era un’idea identitaria di Sardegna e del capoluogo sardo. Il progetto presentato l'anno scorso non è stato nemmeno scritto o tradotto in sardo. San Sebastian città basca e Leeuwarden in Frisia hanno vinto puntando tutto sulla propria lingua e cultura, mettendo in secondo piano la loro appartenenza alla Spagna e all'Olanda".
"Quando diventerò sindaco, il primo problema su cui mi concentrerò sarà l'impostazione di 2 piani straordinari: il primo sulla questione abitativa, il secondo sullo snellimento delle procedure della burocrazia. Svilupperemo in 5 anni una capacità di riconvertire economicamente, socialmente e culturalmente la città.
Il PD e i partiti della destra non possono garantire questo processo. C’è bisogno di aria nuova e capacità, noi garantiamo ambedue le cose. Cagliari può produrre lavoro per i cagliaritani e per la Sardegna intera".