È arrivata per Denis Verdini la condanna a due anni di carcere, ma la pena è stata sospesa, con l'accusa di concorso in corruzione, nel processo riguardante l'appalto dei lavori alla scuola Marescialli di Firenze. L'ennesima condanna dell'ennesimo parlamentare della Repubblica Italiana riapre il dibattito interno al Pd sui voti dei verdiniani che sostengono il governo Renzi.
Attacchi da ogni fronte e critiche arrivano non solo dalla minoranza interna, ma anche dal Movimento 5 Stelle. Da largo del Nazareno ora cercano di divincolarsi da quest'altro scandalo in cui si ritrovano invischiati facendo sapere, tramite il capogruppo Dem alla Camera Ettore Rosato: "Noi non stiamo al governo con Verdini. Le vicende giudiziarie sono una cosa a parte".
Da Ala (Alleanza liberalpopolare-Autonomie), il gruppo creato proprio da Verdini, arrivano parole di solidarietà al leader e il classico discorso "è tutta una montatura, la sentenza è già scritta, il fatto non sussiste', eccetera.
Secondo il Tribunale di Roma, l'ex braccio destro di Berlusconi avrebbe fatto pressioni, avvalendosi della sua carica istituzionale, per facilitare la nomina di Fabio De Santis a provveditore alle Opere pubbliche per le regioni Toscana, Umbria e Marche. Inoltre si sarebbe attivato anche per concedere l'appalto per la realizzazione della scuola dei Marescialli dei Carabinieri alla società Btp di Riccardo Fusi, amico dello stesso politico e a lui legato da una serie di interessi economici.
Tutti condannati
Fusi, De Santis e l'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli sono stati tutti condannati in un precedente processo, nel quale il pubblico ministero Ilaria Calò sosteneva che De Santis si sarebbe impegnato per far ottenere di nuovo alla Btp di Fusi l'appalto per la costruzione della scuola, ed in cambio avrebbe ricevuto la nomina a provveditore interregionale per le Opere pubbliche.
Entrambi avrebbero usufruito del ruolo istituzionale ricoperto da Verdini, in virtù del quale faceva pressioni agli organi competenti.
Inoltre, anche se questo procedimento di Verdini cadrà in prescrizione tra pochi mesi, sulla testa del leader di Ala pendono altri procedimenti, quindi è difficile che la questione finisca così. Dal segretario-premier non arriva nessuna dichiarazione, anzi si tende ad evitare lo scontro, cercando di spostare l'attenzione sul referendum contro le trivelle, argomento più favorevole a Renzi, perché lui e tutta la vecchia classe politica ormai hanno imparato il trucco: il popolino ha la memoria corta e si dimenticherà anche di questo ennesimo scandalo.
Per qualche tempo Verdini uscirà dai radar, i politici sposteranno l'attenzione mediatica su altri argomenti, la tv di regime non trasmetterà alcuna informazione o novità a riguardo, e i membri della casta rimarranno comodamente seduti sulle loro poltrone, continuando a massacrare il nostro Paese. Siamo su una giostra che non smette di girare, ci viene la nausea, ma non facciamo nulla per cercare di scendere.