Se una dote politica va riconosciuta a Denis Verdini è la sua capacità di saper costruire e orientare equilibri per altri solo impensabili. Lontano dalle ideologie, dalle bandiere e persino dalla luce dei riflettori, è stato lui uno dei principali artefici del ventennio berlusconiano. Non è un caso che il declino dell’ex Cavaliere sia coinciso con il suo addio (e quello di Paolo Bonaiuti) a Forza Italia.
L’artefice del Patto del Nazareno è ora divenuto la principale stampella di sostegno del governo Renzi alla guida di ALA (Alleanza Liberalpopolare Autonomie). Un sodalizio che ha fatto gridare allo scandalo non solo le opposizioni, ma lo stesso Partito Democratico. Verdini, da par sua, ha respinto al mittente gli attacchi personali, confermando la disponibilità del suo gruppo a votare la fiducia all’esecutivo di provvedimento in provvedimento. L’intesa con Renzi, fiorentino come lui, prosegue a vele spiegate a dispetto dei tumulti che sta provocando un simile sodalizio. “Da qui alla fine della legislatura non ci tireremo indietro - ha rivendicato Verdini dalla tribuna di Porta a Porta nel commentare il sì del suo gruppo al ddl Cirinnà sulle Unioni civili - non è un atto di generosità ma frutto di un serio convincimento”.