La Camera dei Deputati ha approvato con 226 voti favorevoli e 50 contrari l’emendamento presentato dalla deputata Pd Donata Lenzi al disegno di legge sulla povertà che prevede l’inserimento del reddito di inclusione quale misura nazionale di contrasto della povertà.

Contro l’emendamento, che prevede lo stanziamento di oltre un miliardo di euro a favore delle famiglie disagiate, hanno votato tutti di deputati dell’opposizione, incluso il Movimento 5 Stelle che, attraverso Luigi Di Maio, hanno definito una ‘ipocrisia’ la proposta del Pd.

Per entrare in vigore, il ddl sulla Povertà dovrà ora passare l’esame del Senato.

Reddito minimo di inclusione, come funzionerà

Il sostegno unico contro la povertà, definito reddito d’inclusione, sarà una misura in vigore su tutto il territorio nazionale con modalità identiche e sarà condizionata dalla verifica di determinati presupposti, quali un livello di reddito ISEE, individuato attraverso i successivi decreti attuativi, e l’adesione, da parte del beneficiario, ad un programma personalizzato per un percorso di inclusione attiva mirato al superamento della condizione di povertà.

L’importo del sussidio non è ancora stato definito, ma pare certo che questo potrà essere soggetto ad incrementi progressivi in funzione delle presenza di minori nel nucleo familiare così come di soggetti affetti da disabilità grave o disoccupati con età superiore ai 55 anni. La durata dell’assegno sarà limitata nel tempo con possibilità di rinnovo nel caso in cui venga verificata la persistenza dei requisiti e il rispetto del progetto di assistenza.

Le altre misure previste dal ddl sulla Povertà

Il ddl sulla Povertà approvato dalla Camera contiene, oltre al sussidio del reddito minimo di inclusione, anche il progetto di riordino dell’assistenza che non andrà a toccare, come inizialmente previsto, le prestazioni previdenziali come la pensione di reversibilità e l’assegno sociale.

Viene prevista, inoltre, la creazione un organismo nazionale di coordinamento degli interventi e dei servizi sociali che, sotto la guida del Ministro del lavoro, dovrà garantire una maggiore omogeneità nell'erogazione delle prestazioni su tutto il territorio nazionale.