In occasione della presentazione dell'ultimo numero della rivista "Strade - Verso luoghi non comuni" è intervenuto il senatore Benedetto Della Vedova, sottosegretario al Ministero degli Esteri, il quale ha parlato delle motivazioni che lo spingeranno fare campagna per il SI al referendum costituzionale dell'autunno. Blasting News era presente, ecco le sue parole.

Con il SI un quorum più basso ai referendum e leggi più veloci da approvare

"Già nel 2006 feci la campagna per il SI al referendum confermativo di una riforma costituzionale che pure non avevo votato dal momento che non ero in Parlamento in quell'anno, perché pensavo che quella riforma avrebbe fatto f.are dei passi avanti al paese in termini di efficacia ed efficienza. Sono passati 10 anni e io non vorrei che poi ci ritrovassimo di nuovo nel 2026 a ridiscutere di cambiare la Costituzione Italiana. Ovviamente non è che qualsiasi riforma vada bene, ma questa riforma lascia un gap positivo e ci fa fare un passo avanti; molti analisti invece cercano sempre una "perfezione" che poi non trovano mai e finiscono però per bocciare ogni modifica.

Gli errori e le imperfezioni si possono risolvere, ma i ritardi no: i dieci anni dal 2006 ad oggi sono stati buttati. Non c'è nessuna deriva autoritaria alle porte, neppure il combinato disposto fra riforma e Italicum produce una maggioranza blindata per una Legislatura, l'idea che 26 deputati di differenza producano blindature per una maggioranza fa sorridere, basti vedere il recente passato."

In particolare Della Vedova si sofferma su un aspetto: "Io storicamente sono un referendario, avendo fatto fin da giovane nei Radicali numerose campagne per i referendum e questa riforma introduce una novità fondamentale. Si introduce un quorum mobile: ferme restando le 500.000 firme per indire un referendum, c'è anche la possibilità per chi ne raccoglie 800.000 di avere un quorum più basso, pari alla metà più uno di chi aveva votato alle ultime elezioni politiche e la partita torna ad essere fra SI e No.

Questo è un salto qualitativo positivo, perché il referendum torna uno strumento davvero utilizzabile. C'è poi la possibilità di fare dei referendum propositivi e qui c'è da sperare che arrivino in fretta leggi ordinarie che vadano in tal senso. Inoltre serve facilitare la raccolta di firme fra i cittadini, introducendo il digitale rispetto al "metodo borbonico" oggi in atto."

Poi prosegue: "Altri aspetti positivi della riforma sono le velocità e la relativa certezza del processo legislativo. Ad esempio, la legge per la liberalizzazione della cannabis su cui mi sto battendo avrebbe più facilità ad essere approvata in tempi rapidi con la nuova costituzione.

Il sistema attuale è pleonastico, ingombrante e teso a favorire chi non vuole nuove leggi."

Con uso strumentale del NO rischiamo "Effetto Brexit"

"Questo referendum rischia di essere la nostra Brexit: l'uso strumentale a fini politici di molti che dicono di votare NO solo contro il Governo, ci espone a un rischio evidente paragonabile alla Brexit perché anche in Gran Bretagna quel voto divenne tutto di tattica interna fra partiti e fazioni interne: nessuno si era preoccupato delle conseguenze e nessuno aveva un piano per governare la fase successiva. Non succederà, ma dovesse prevalere questo atteggiamento strumentalmente politico del NO, nessuno venga dirmi che c'è un complotto se lo spread sale e le banche sono sotto attacco: questa sarebbe la conseguenza di chi strumentalizza il referendum."

Inoltre sempre su questo tema, come scrive nell'editoriale della rivista "Strade" lo stesso Della Vedova: "Una nuova crisi di leadership politica e di governo italiana comporterà un drastico peggioramento dello scenario nazionale ed europeo e nuovi dubbi sulla tenuta dell'Italia e dell'Euro".