Si parla di 300.000 persone per le strade e le piazze delle città rumene, con scontri nella capitale Bucarest. Attraverso i social media si sono date appuntamento martedì sera 1 febbraio, non appena la notizia è cominciata a circolare. Una notizia di quelle che il popolo rumeno ormai non riesce più a digerire e che riguarda i reati di corruzione, che il governo, insediato da poco più di un mese, dopo una crisi di due anni, ha deciso di depenalizzare.

Si, perché il sistema corruttivo in romania assume una dimensione endemica, tale da porre il paese in una situazione di stand by per la sua entrata nello spazio di Schengen, facendolo diventare osservato speciale da parte della Commissione europea.

Il codice penale modificato per decreto

Il provvedimento, riguarda la modifica dell’articolo 267 del codice penale, incentrato sul reato di abuso d’ufficio, per il quale erano previsti tra i cinque e sette anni. In sostanza se all’interno del sistema pubblico qualcuno si macchiasse di tale misfatto per una somma inferiore a 200 mila Lei, circa 45.000 euro, la sanzione sarebbe solo amministrativa.

La modifica è stata votata per decreto in tutta velocità dal nuovo governo presieduto dal primo ministro socialdemocratico Sorin Grindeanu, scatenando non solo le ire del popolo ma anche dell’opposizione nonché dello stesso Presidente della Repubblica, Klaus Iohannis, il quale ha accusato l’esecutivo di prassi poco conformi alle regole democratiche, in relazione alla separazione dei poteri. Il capo dello Stato ha affermato che trattandosi di un intervento sul codice penale esso sarebbe dovuto passare da un dibattito dentro il Consiglio superiore della magistratura. Per tale ragione ne ha chiesto il ritiro.

Le preoccupazioni dell’Europa

Ovviamente anche da parte europea non sono mancate le dichiarazioni di perplessità sull’accaduto, per voce del presidente della Commissione Jean-Claude Junker, il quale si è detto preoccupato poiché le istituzioni europee auspicavano con il nuovo governo un miglioramento della situazione legata a questa "patologia" della politica rumena.

Anche perché l’unica spiegazione per un atto così fuori dalle righe, per un sistema politico trasparente, è il fatto che questa misura serve a sbloccare la situazione di tanti uomini politici inquisiti per il reato adesso depenalizzato.

Una paralisi istituzionale permanente

Tra le altre cose il partito al governo, sul tema in questione, è sotto l’occhio del ciclone visto che, in contemporanea con il decreto che modifica il codice penale, si è aperto il processo ai danni del proprio leader Liviu Dragnea, la cui candidatura a premier nelle elezioni di dicembre è saltata proprio per una incriminazione per corruzione. Anche in quel caso è stato il capo dello stato a sbattere i pugni sul tavolo ponendo il veto sulla sua candidatura. La paralisi istituzionale nel paese più grande dei Balcani sembra non arrestarsi…