Il ministro dell'interno Minniti si è recato a Tunisi, dove il 24 luglio ha partecipato alla seconda riunione del Gruppo di contatto sulla rotta del Mediterraneo centrale.
Colpisce la differenza enfatica tra l'agire italiano e quello francese sul fronte dell'immigrazione e dell'asilo. Esibito l'incontro tra Macron, Serraj e il generale Haftar, quasi nell'ombra e metodica l'azione del governo italiano.
Da una parte una Francia, col nuovo presidente che sembra voler accreditarsi offrendo di sé l'immagine forte del risolutore, dall'altra un'Italia che, più discreta, si muove nel solco delle risoluzioni ONU, e in un'ottica di maggiore collegialità con i vari partner europei.
L'incontro a cui ha partecipato Minniti ha sottolineato concetti, valori e sensibilità: il concetto che il Mediterraneo è luogo di incontro fra i Paesi alle sue sponde, e dunque dimensione interculturale e internazionale; il valore della cooperazione tra Europa e Africa e l'attenzione di fronte alle difficoltà africane.
Quale futuro per la Libia?
Al netto di quella che sembra essere stata una boutade d'oltralpe - l'allestimento degli hotspot in libia - sembra che l'Italia abbia più consapevolezza europea nell'affrontare l'emergenza migratoria del mediterraneo. Così il ministro: "Possiamo vedere, pensare ad un'Europa equilibrata [...] quella che ha lo stesso impegno verso la parte est, verso la parte meridionale. Sono due cuori fondamentali dello stesso identico problema. La parola chiave su questo è cooperazione, è investimento e impegno in progetti concreti". Un'affermazione coerente, nello spirito dell'Unione, ma rivelatrice dell'amaro empasse che incaglia l'Europa a 28, incapace di realizzare una Politica effettiva di solidarietà e cooperazione fra Stati membric.
Oggi più che mai, dopo le disfatte dell'Isis in Iraq, ultima a Mosul, è prevedibile un movimento verso il continente africano, una diaspora pericolosa di Daesh verso la Libia e dunque l'Europa. E' dunque urgente che il confine sud della Libia sia posto sotto attenzione, che si implementi la diplomazia con gli stati del Ciad e del Niger, ma soprattutto che in Europa si abbandonino logiche improntate a velleità di protagonismo nazionale. La Francia ha i suoi militari al confine sud con Libia, ma questi lasciano scorrere i flussi verso nord senza reali strategie di intervento. Dopo l'incontro con Macron Serraj si è recato da Gentiloni: ha chiesto l'aiuto delle navi italiane contro scafisti e terroristi.
Il generale Haftar, dopo sole 48 ore dal vertice con Macron, sembra aver svuotato le prospettive di costruzione di una soluzione libica, ribadendo la sua diffidenza verso il leader della Tripolitania. La Francia da sola dunque non basta, e sarà per questo che il neopresidente centrista ha preso il telefono e proposto al primo ministro italiano un nuovo vertice, a quattro (con Spagna e Germania), con l'intenzione di organizzare una speciale sessione in cui incontrare le autorità di Niger e Ciad.