I ricercatori della Columbia University di New York hanno dimostrato che è possibile potenziare, tramite la somministrazione di un farmaco, i sistemi di smaltimento degli scarti proteici derivati dal funzionamento dei neuroni. Il farmaco, testato per ora solo sui topi, si chiama rolipramamplifica l'attività dei sistemi enzimatici deputati alla rimozione delle proteine di scarto dei neuroni, le stesse proteine che si accumulano nell'Alzheimer e in altre malattie neurodegenerative.

Lo studio, pubblicato di recente su Nature Medicine, ha permesso anche di migliorare la comprensione proprio dei meccanismi che tengono puliti i neuroni dai prodotti di scarto.

Il malfunzionamento delle molecole 'spazzino' porta alla degenerazione dei neuroni

I neuroni, come tutte le altre cellule dell'organismo, producono continuamente nuove proteine necessarie per mantenere l'impalcatura cellulare, per generare segnali elettrici e per scambiare informazioni di natura chimica con gli altri neuroni. Anche le proteine, tuttavia, vanno incontro a usura, mentre il processo di sintesi proteica può generare prodotti difettosi.

Per questo motivo, al fine di continuare a funzionare correttamente, i neuroni hanno bisogno di efficienti sistemi di rimozione e riciclo delle proteine danneggiate, difettose o logorate che vengono etichettate come tali. Questi sistemi sono incardinati sull'attività dei proteasomi, una sorta di cestini per i rifiuti "distruggi-documenti", che oltre a raccogliere le proteine etichettate come non più utilizzabili e potenzialmente dannose, le sminuzzano per renderle di nuovo utilizzabili. Nelle malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer o la demenza a corpi di Lewi, le proteine etichettate per essere eliminate e riutilizzate, le più conosciute delle quali si chiamano proteine tau, si accumulano nei neuroni e ne danneggiano il funzionamento suggerendo che i protraesomi non funzionino correttamente o alla velocità appropriata.

Il rolipram potenzia l'attività delle molecole 'spazzino'

"Abbiamo voluto innanzitutto confermare l'ipotesi del malfunzionamento dei proteasomi nello sviluppo della degenerazione dei neuroni" afferma in apertura Karen Duff, coordinatrice della ricerca "e abbiamo finalmente verificato che l'accumulo di proteine tau è dovuta a una rallentata attività di distruzione delle proteine da parte dei proteasomi". In un secondo tempo i ricercatori americani hanno somministrato il rolipram, un farmaco creato all'inizio degli anni '90 come antidepressivo e conosciuto per la sua capacità di migliorare la memoria, a un gruppo di topi affetti da una forma sperimentale di malattia neurodegenerativa. "Abbiamo osservato" spiega Karen Duff "che il rolipram è in grado di accelerare l'attività dei proteasomi, di tenere puliti i neuroni e di ripristinare a livelli normali le capacità cognitive dei topi".

Attualmente, il farmaco non può essere utilizzato direttamente nell'uomo perché molto poco maneggevole. Infatti, si può sbagliare facilmente la dose causando gravi effetti collaterali quali una intensa nausea. Tuttavia, lo studio apre la strada alla progettazione di nuovi farmaci con la stessa azione del rolipram, ma privi di effetti indesiderati.