Il cervello invecchia e tende ad atrofizzarsi maggiormente nelle persone che, a causa di una condotta di vita sedentaria, sono fuori forma fisica e hanno una minore riserva funzionale del sistema cardiovascolare. Lo ha dimostrato una ricerca durata vent'anni, condotta su più di mille persone nel contesto del celebre Framingham Study, e pubblicata su Neurology da un gruppo di epidemiologi dell'Università di Boston.

Cuore e cervello nel Framingham Study 

Il Framingham Heart Study ebbe inizio nel 1948 con lo scopo ambizioso di comprendere i fattori e le abitudini di vita quotidiana che favoriscono l'infarto cardiaco e l'ictus cerebrale, ovvero le cause di morte e malattia più diffuse tra i cittadini americani. A tal fine, un gruppo di epidemiologi del National Heart Institute e dell'Università di Boston reclutò 5209 individui di entrambi i sessi e di età compresa tra i 30 e i 62 anni presso la cittadina di Framingham, nel Massachusetts, Stati Uniti d'America. L'ampio campione di cittadini di Framingham fu sottoposto periodicamente ad accurate visite mediche, ad analisi di laboratorio e a colloqui medici atti a catturare la storia clinica e le abitudini di vita.

Nel corso degli anni il meticoloso monitoraggio del gruppo di cittadini portò all'identificazione dei maggiori fattori di rischio delle malattie cardiovascolari come la pressione arteriosa elevata, i livelli anomali di colesterolo nel sangue, il fumo, l'obesità, il diabete, la vita sedentaria e allo studio dell'impatto di fattori come l'età, il genere sessuale e le condizioni psicosociali sulla Salute del sistema cardiovascolare. Il Framingham Study si rivelò così utile e informativo che nel 1971 fu reclutata una seconda generazione di 5124 cittadini di Framingham per partecipare a valutazioni cliniche e strumentali, simili a quelle a cui erano stati sottoposti i loro genitori, dando vita al Framingham Offspring Study.

Vita sedentaria e cervello più vecchio

"Per la nostra ricerca ci siamo concentrati su 1583 partecipanti al Framingham Offspring Study che alla fine degli anni '70 erano quarantenni e senza malattie cardiovascolari" spiega Nicole Spartano, primo autore dello studio ed epidemiologia presso l'Università di Boston "all'epoca i partecipanti allo studio eseguirono un test da sforzo sul tapis roulant. Vent'anni dopo, oltre a far eseguire il medesimo test abbiamo eseguito una risonanza magnetica cerebrale". In occasione dei due test da sforzo sono state anche misurate la resistenza del soggetto all'esercizio fisico, la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e l'utilizzo di l'ossigeno da parte dei tessuti, tutti parametri che indicano le capacità del sistema cardiovascolare di adattarsi allo sforzo fisico.

"Correlando i dati raccolti a vent'anni di distanza con il volume del cervello rilevato dalla risonanza magnetica" conclude Nicole Spartano "abbiamo osservato che una minore resistenza fisica e una minore capacità di utilizzare l'ossigeno misurate a 40 anni d'età sono associate a una riduzione significativa del volume cerebrale vent'anni dopo, segno evidente di un accelerato invecchiamento del cervello". Lo studio suggerisce che una cattiva forma fisica quando si è in giovane età e in buone condizioni di salute si può associare a un invecchiamento cerebrale più rapido.