In uno studio pubblicato sull'American Journal of Human Genetics, Janet Kelso dell'Istituto Max Planck per l'antropologia evolutiva a Lipsia in Germania, e il suo team di genetica, hanno scoperto che il DNA ereditato dall'uomo di Neanderthal è responsabile della pancetta in eccesso.

Tutta colpa dei geni

I ricercatori hanno scoperto che i geni ereditati dall'uomo di Neanderthal, influenzano il modo in cui le persone rispondono all'esposizione alla luce del sole ad esempio.

Il genetista evolutivo Kay Prüfer dell'Istituto Max Planck e i suoi colleghi ricercatori hanno sezionato ogni base del genoma femminile per circa 30 volte utilizzando anche metodi radiocarbonici e genetici.

Come previsto, questo genoma di Neanderthal è più strettamente legato agli europei e agli asiatici di oggi rispetto a quello del Neandertal di Altai; Prüfer e i suoi colleghi hanno già scoperto 16 nuove varianti di gene di Neanderthal trasmesse agli esseri umani: questi includono cambiamenti nei geni già conosciuti per governare i livelli di colesterolo e vitamina D e per influenzare il rischio di migliorare o peggiorare i disturbi alimentari, l'artrite reumatoide, la schizofrenia e la formazione più o meno accentuata del grasso addominale.

I ricercatori ora studieranno più da vicino come ogni versione di Neanderthal suggerisca l'equilibrio nelle persone viventi.

Neanderthal e la pancetta

Il nuovo codice genetico studiato ha permesso anche ai ricercatori di calcolare meglio quanti gruppi differenti di esseri umani di Neanderthal fuori dell'Africa hanno ereditato queste caratteristiche sopra elencate. Gli asiatici orientali, con il 2,3% -2,6% del DNA di Neanderthal, hanno superato le persone dell'Asia occidentale e dell'Europa che hanno avuto l'1,8% -2,4%. I genomi Altai e Vindija sono notevolmente simili e la diversità genetica limitata suggerisce che Neanderthal viveva in piccole e isolate popolazioni di circa 3000 individui di età riproduttiva, ha dichiarato Prüfer.

"Questo ci spiega il perché della loro estinzione - dice Capra - probabilmente erano meno robusti nella loro risposta alla malattia, alla fame e ai cambiamenti nel clima". Lo studio, pubblicato sull' American Journal of Human Genetics, ha spiegato dettagliatamente il motivo per cui le diverse varianti del gene influenzano il rischio di allergie, depressione, coaguli di sangue, lesioni cutanee, disturbi immunologici e altre malattie.