Tutti pensano che, dato lo stile di vita, i ricchi abbiano un'aspettativa di vita superiore ai poveri. Ma non è proprio così, visto che un recente studio di ricercatori dell'Università danese di Copenhagen ha sfatato il mito “ricchezza uguale lunga vita”. Lo studio, pubblicato sulla rivista statunitense Pnas, mostrerebbe una differenza di longevità tra i due ceti sociali pari a meno di due anni e mezzo.
I ricercatori hanno focalizzato la loro ricerca sull'aspettativa di vita a 40 anni dell'intero campione della popolazione danese, analizzandone la situazione economica ovvero gli introiti registrati per ben 20 anni a partire dal 1983.
Gli algoritmi che calcolano lo status
La condizione economica ed i dati individuali sono stati inseriti in un algoritmo che considera anche i possibili cambiamenti di condizioni sociali che possono avvenire nella vita, come ad esempio diventare ricco o ritornare ad essere povero, e capace poi di incrociare i dati ottenuti. Dai calcoli si ottiene un'aspettativa di vita per un individuo 40enne di sesso maschile di 77,6 anni se ad alto reddito e di 75,2 se appartenente alla fascia più bassa.
Nelle rappresentanti del gentil sesso appartenenti ai due ceti sociali la differenza si è attestata sui 2,2 anni, quindi ancor meno evidente che negli uomini.
Gli studi precedenti
In passato altri studi avevano mostrato risultati non concordi, con differenze anche doppie, ma non erano stati utilizzati algoritmi che tenessero in considerazione il cambiamento. Non era stata mai presa in considerazione la "mobilità" dello status sociale che invece è stata il parametro che ha per la prima volta livellato le differenze. Dal nuovo studio si evince anche che negli ultimi 30 anni la differenza è cresciuta invece di attenuarsi, nonostante la Danimarca sia famosa per il suo “welfare” che in teoria uniformerebbe la differenze sociali e lo definirebbe un Paese virtuoso.
Non è quindi vero che la ricchezza faccia vivere a lungo anche se certamente fa vivere meglio ed offre le migliori possibilità di cure specialistiche, spesso molto costose. Il modello danese, spesso copiato all'estero, prevede infatti di ridurre il gap tra i ceti sociali intervenendo con aumenti salariali per i ceti meno abbienti. Ma sembra che la qualità di vita non sia poi così determinante per aumentare l'aspettativa della stessa e ritardare l'appuntamento finale.