Del Coronavirus non si smette mai di parlare. Uno degli aspetti più trascurati è sicuramente quello legato alla sfera emotiva e psicologica. Da emergenza sanitaria a emergenza (anche) psichiatrica, il passo è breve. Sebbene i social siano pieni di hashtag sull'importanza dello stare a casa, l'isolamento coatto rischia di esacerbare situazioni pregresse di persone che soffrono o hanno sofferto di sindromi nevrotiche, dall'ansia alla depressione.
La letteratura scientifica ha più volte dimostrato che l'uomo è un animale sociale: l'isolamento è una condizione innaturale, che rischia di mettere a dura prova il benessere psichico delle persone. Lo confermano gli psicologi che stanno lanciando l'allarme sui possibili rischi della quarantena sulla nostra salute mentale. A tal proposito, abbiamo intervistato per Blasting News la dottoressa Serena Fugazzi, Psicologa e Psicoterapeuta specializzata in Terapia Breve Strategica.
L'intervista
"Niente panico" e "State a casa" sono gli hashtag che spopolano sui social. Chi convive con dei disturbi di tipo ansioso o depressivo potrebbe star vivendo un momento di vulnerabilità particolarmente difficile da affrontare. Ha dei suggerimenti da dare loro?
Sono giorni difficili per tutti, siamo di fronte ad una minaccia nuova, una minaccia invisibile e poco conosciuta, per questo ancora più spaventosa.
La nostra vita è stata rapidamente stravolta: ci chiedono di restare in casa e per alcuni è facile, per altri può esserlo meno. Paura, ansia e angoscia sono sentimenti diffusi, e per chi ha disturbi ansiosi o depressivi pregressi la situazione attuale può risultare ancora più difficile da gestire. Tuttavia, ognuno di noi può attivamente fare qualcosa per ridurre l'impatto emotivo di questa emergenza sanitaria. Il primo suggerimento è di evitare la sovraesposizione ai media. Informarsi è una cosa, attaccarsi in modo morboso ed esasperato a tutte le ultime notizie non può che essere deleterio. L'eccesso di informazioni incrementa inevitabilmente la paura e l'angoscia. Importante anche evitare di rendere il coronavirus l'unico argomento di conversazione di queste giornate: proviamo a spostare l'attenzione su altro.
È chiaramente un tema caldo, un tema che ci coinvolge e che ha stravolto la nostra quotidianità: ma il rischio di essere fagocitati dall'angoscia è forte. Più parliamo della paura, più paradossalmente aumentiamo la paura stessa. Concediamoci dei momenti di piacere e gratificazione, dedichiamo del tempo ad attività che ci piacciono e che ci fanno stare bene. Possiamo rispolverare vecchie passioni o scoprirne di nuove. Se le sensazioni spiacevoli, l'ansia, l'angoscia restano dense e pressanti, proviamo a dare loro uno spazio per iscritto. Scrivere i pensieri, le sensazioni e le emozioni permette di elaborarli e ridurne gradualmente l'intensità.
L'emergenza coronavirus ha risvegliato l'interesse verso il tema della salute mentale. Quali sono i rischi concreti per chi già soffriva di patologie come ansia e depressione?
Restare chiusi in casa ha delle conseguenze sulla salute mentale delle persone: soprattutto per chi ha delle problematiche psicologiche pregresse, c'è il rischio concreto di esacerbazione della sintomatologia.
In ambito scientifico si pensa che ansia, depressione, irritabilità e disturbo post-traumatico da stress possono durare anche per mesi dopo la fine della quarantena. Il rischio più alto è chiaramente per lo staff sanitario, che si trova a fronteggiare situazioni molto pesanti dal punto di vista sia fisico che emotivo. Proprio per questo, soprattutto per questa particolare categoria di persone, sarà importante prevedere dei percorsi psicologici strutturati.
Il vademecum dell'Ordine degli Psicologi
So che l'Ordine degli psicologi ha prescritto un vademecum. Quali indicazioni vi sono state fornite?
L'Ordine Nazionale degli Psicologi ha redatto un utile vademecum per la cittadinanza, in cui oltre a ricordare quali sono le azioni di prevenzione individuale per evitare contagi e diffusione del virus, si evidenziano alcune pratiche per evitare il panico, come informarsi esclusivamente su fonti affidabili e conosciute; inoltre, sottolinea l'importanza di chiedere aiuto a professionisti della salute mentale qualora la paura e l'ansia dovessero divenire eccessive e limitanti.
Invece, a noi psicologi, l'Ordine ha suggerito di privilegiare per quanto possibile la consulenza a distanza.
Come cambia il lavoro di una psicologa ai tempi del coronavirus?
Pur essendo possibile proseguire le sedute in presenza, per senso di responsabilità verso la cittadinanza e i miei pazienti, ho deciso di spostare tutte le sedute su Skype. Dal mio punto di vista non è stato un grande stravolgimento, perché sono abituata da tempo a utilizzare questa modalità, che adopero abitualmente per seguire gli italiani che risiedono all'estero. Chiaramente in questi giorni le sedute sono tutte incentrate sulla stessa tematica, l'ansia e l'angoscia legate a questa nuova minaccia e le difficoltà legate alla nuova realtà di questi giorni.
Riscoprire il valore delle relazioni
Il coronavirus sta cambiando il nostro modo di vedere il rapporto con gli altri. Cosa possiamo imparare da questa emergenza?
Credo che questa emergenza ci induca a riconsiderare la nostra scala di priorità, a livello sia individuale che collettivo. Ci costringe, nel bene o nel male, a stare molto tempo più tempo con la famiglia. Per alcuni, vivere a stretto contatto con il partner si rivela una piacevole riscoperta, per altri potrebbe rivelarsi meno piacevole, per altri ancora potrà trasformarsi in un momento di presa di consapevolezza su come e con chi si desidera vivere la propria vita. Pare che in Cina ci sia stato un boom di richieste di separazioni dopo la quarantena.
Ritengo che questa emergenza sanitaria porti anche a una riscoperta del valore delle relazioni. In questi giorni, tutti abbiamo rispolverato il piacere di telefonare a vecchi amici e parenti, persone che spesso non sentivamo da tempo perché troppo presi dal tran-tran quotidiano.