Se qualcuno pensava che i problemi di Luca Paolini, rivelati ieri dal corridore lombardo, fossero un caso isolato in mezzo al gruppo, dovrà ricredersi. Il medico della Katusha, il professor Besnati, ha scoperchiato le contraddizioni di un mondo che se sta facendo passi avanti nella lotta al doping, ha trovato nuove e pericolose vie per sostenere i ritmi infernali della vita imposta dal Ciclismo professionistico.

I sonniferi che sono stati alla base del dramma di Paolini, sono sempre più diffusi tra i corridori, che ne abusano insieme agli alcolici. 

Besnati e il caso Paolini 

Il professor Besnati ha spiegato di conoscere perfettamente la storia di Paolini e di aver cercato di aiutarlo, senza riuscirci. Paolini ha cominciato più di dieci anni fa a fare uso di sonniferi, e con il passare del tempo l’uso è diventato un abuso e una dipendenza che l’ha portato anche verso la cocaina. “Sapevo della sua dipendenza, ho cercato di parlare con persone a lui vicine, ho smesso di fargli la prescrizione, ma è riuscito comunque a procurarsi il farmaco” ha spiegato il dottore della Katusha, che ha aggiunto altri particolari sulla situazione in cui si era cacciato il corridore: “Aveva una macchina da caffè e prendeva cinque o sei tazze prima di scendere a fare colazione, circa 200mg di caffeina.

Era necessario per combattere gli effetti dei sonniferi. Ma poi si deve aumentare la dose ed è come un cane che si morde la coda”. Dopo la positività alla cocaina riscontrata al Tour de France, Paolini si è disintossicato in una clinica specializzata vincendo la sua personale battaglia. 

Il nuovo doping 

Il medico della Katusha, che lavora nel ciclismo da molti anni, ha fatto un quadro molto preoccupante delle abitudini dei corridori. Quanto successo a Paolini non è un caso isolato, ma l’abuso di farmaci per dormire sarebbe molto diffuso in mezzo al gruppo. “L’uso di sonniferi ora è molto più generalizzato rispetto ai prodotti dopanti. La cosa peggiore è usarli con l’alcool. L’effetto è esplosivo e i giovani corridori bevono molto” rivela il professor Besnati.

Sonniferi e alcool sarebbero di fatto una sorta di nuovo doping, da utilizzare al posto dei prodotti di recupero farmaceutici, non più consentiti dall’antidoping. Il mondo del ciclismo dovrà riflettere anche su questo, per creare uno sport più umano e sostenibile, che non richieda più agli atleti di andare oltre le proprie possibilità fisiologiche: corse a tappe più brevi e chilometraggi ridotti potrebbero aiutare in tal senso.