Il caso Paolini è ancora lontano dall’essere chiuso, ma cinque mesi dopo la notizia shock della positività alla cocaina, si torna a parlare del corridore lombardo. Luca Paolini fu fermato durante il Tour de France, sospeso dalla sua squadra, la Katusha, e da allora non si è ancora arrivati ad una sentenza. Ora la Katusha ha cominciato a riavvicinarsi al corridore per voce del suo team manager Viatcheslav Ekimov.
Il caso di Luca Paolini
Paolini risultò positivo alla cocaina ad un controllo dello scorso 7 luglio, al termine della tappa di Cambrai del Tour, quella sul pavè vinta da Tony Martin.
Il corridore fu sospeso dalla squadra ed escluso dal Tour de France appena cominciato. Paolini si assunse tutta la responsabilità dell’accaduto, scusandosi con la squadra, i colleghi e il mondo del Ciclismo per il clamore suscitato ed il danno d’immagine arrecato. Ma da quel giorno di luglio il caso si è fermato. L’Uci non ha ancora preso posizione e deciso nulla, un grave ritardo che accomuna il caso di doping di Paolini a quello di molti altri corridori.
La porta socchiusa della Katusha
A rompere il silenzio su Paolini è il team manager della Katusha, Viatcheslav Ekimov. “Se deciderannoche Luca può tornare a correre noi faremo un incontro con lui e il suo agente” spiega il manager russo, che ammette un rapporto importante con Paolini, pur non dimenticando il problema che ha generato: “Luca è Luca, è un grande corridore, molto esperto, ma ha danneggiato la sua reputazione.
Non è facile ripristinare la reputazione. Prima vedremo quale sarà il risultato, poi cosa potremmo fare. Non escludo nulla, Luca è un corridore esperto, può correre in una grande squadra, non necessariamente la Katusha” spiega Ekimov, che racconta anche di non essere riuscito ad avere dei contatti diretti con Paolini durante gli ultimi mesi e di non sapere quali sono le sue reali intenzioni: “Non esprime le sue emozioni, è difficile capire cosa sta succedendo. Si tratta di vedere quanta motivazione ha, forse non ha più intenzione di tornare a correre”.